Ho aperto la posta.
Un’unica lettera.
Viene da Amhesrt
e
Nina e Vincent Ilardi mi informano
del tuo decesso. C’è un clip della
Hampshire Gazette: “Morto di cancro
venerdì in ospedale, lunedì il funerale.”
Quanta amarezza c’è dentro di me.
Ricordo così l’Angelo d’oro del mio
Hallmark natalizio dell’86. Lo riusasti
per farmi gli auguri al mio ritorno
in Italia. Poi nulla più.
Bill, perché risparmiavi?
Ricordo quella mia piantina
che tua madre innaffiò tutta l’estate
(poveretta è morta anche lei, leggo nel clip)
bruciatesi poi nel gelo d’agosto
nella mia macchina in panne
in the middle of nowhere
vicino a Worchester
solo perchè nè tu nè tua madre
mi invitaste a passare la notte
nella mansion di Newport, Rhode Island.
Bill, perché risparmiavi?
Ricordo i coupon che raccoglievi
prima di fare la spesa
le tue scorte di fragole surgelate
comprate per un quarter alla libbra
e la minestra d’orzo che
mi propinavi il giovedì sera.
“L’ha fatta mia madre domenica scorsa”
dicevi anche alla Nancy.
Bill perché risparmiavi?
Le tue calosce da quattro soldi
l’impermeabile blue degli anni
cinquanta unto e consunto
mal s’intonavano con la tua testa pelata
e la cravatta Gucci che ti avevo donato.
Bill, perché risparmiavi?
Il tuo calendario ad Herter Hall
sbarravi ogni giorno e contavi
i minuti per far finire il semestre.
Sognavi il retirement a sessant’anni.
Bill, perché risparmiavi?
Volevi che stessi per sempre in America.
“La bambina” dicevi “deve restare”.
Facesti i tuoi conti e così
mi includesti nel testamento per farti sposare.
Io cercavo l’amore e rifiutai di sposarti.
Poi incontrai David Alexander e tutto cambiò.
Bill, perché risparmiavi?
Hai perso la mia amicizia
all’ MLA di New York.
Sei morto dopo atroci sofferenze
e nulla hai potuto goderti
neanche i tuoi agognati sessant’anni.
Bill, perché risparmiavi?
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