venerdì 10 aprile 2009

P come Presbitero, prete, parroco, padre, parrino



Alfabeto autobiografico: P come presbitero, prete, parroco, padre, parrino

Gli uomini che nel corso della mia vita ho incontrato sotto questa veste sono tanti. Li ho sempre ammirati, amati e apprezzati come figlia, sorella e ora madre, essendo nata e cresciuta di fronte ad un istituto religioso con una bella chiesa che ho considerato “mia “ e anche quando traslocammo era là che andavamo a Messa la domenica finche non furono completati i lavori della “mia nuova chiesa”. Ci andavo tutti i giorni in chiesa. Bastava scendere le scale, uscire dal portone e chiedere al fabbro di farmi attraversare la strada e, quando qualcuno mi faceva un torto e avevo bisogno di sfogarmi, raccontavo a due figure di un quadro alla parete i miei problemi perché intervenissero in mio aiuto, forse affascinata dal ragazzino con l’aureola circondato da due angeli. All’entrata c’era un altro grande quadro in cui oltre alla suora c’era una cascata di rose e crebbi con la convinzione che fosse la santa di cui portavo il nome. Per una bambina di tre o quattro anni le figure erano molto importanti. Proprio lì al confessionale c’era un prete quasi calvo e con la pancia tonda, un prete d’antico stampo che indossava sempre la talare, col tempo diventata sempre più logora. Un giorno mi raccontò la vita delle due figure del “mio” quadro e mi commosse tanto la storia del ragazzino che faceva tanti chilometri a piedi per andare a scuola. Mi pareva che don S. guardasse i bambini di traverso, forse perché quelli dell’oratorio o gli alunni delle sue classi, gliene combinavano tante. Vedendo che tanta gente andava a confessarsi da lui, a cinque anni decisi che anch’io dovevo confessarmi. Purtroppo mi mandò via dicendomi che ero troppo piccola. Un giorno gli dissi che volevo farmi là la Prima Comunione. Ma nemmeno a parlarne, le femminucce non potevano. Magari me lo disse perché mi vedeva sempre sola. Così dovetti fare la Prima Comunione in una chiesa dove nel corso della mia vita sono andata solo qualche volta! Ci andavano sempre i miei cugini! Il prete era un Monsignore ed era il padre confessore delle suore che prepararono me ed i miei compagni. Era alto e magro e aveva gli occhi azzurri, fervidi e stupendi. Fu un momento di grazia, ma pensai che sarebbe stato ancor più bello nella mia chiesa.
In ogni modo, dopo la Comunione, i religiosi, mi invitarono piano piano a proclamare le letture durante la Messa. Sono passati quaranta anni, ma quando vado a Messa nella “mia” chiesa proclamo ancora le letture. Al tempo in cui frequentavo la scuola elementare, di fronte casa c’erano le scuole di questi religiosi ma erano solo maschili, il ramo femminile era dall’altra parte della città. Adesso loro hanno solo la scuola elementare per i figli dell’alta borghesia. I preti stavano in una enorme costruzione che comprendeva chiesa, scuola, oratorio, libreria, cinema e negozi artigianali. Oggi c’è anche un supermercato! Le finestre erano l’incubo della nonna e così, al momento dei pasti, abbassavamo le serrande perché altrimenti “loro” avrebbero potuto spiarci o “era come averceli in casa” per chi come lei vide un prete al suo matrimonio e poi a quelli dei figli. Quando alcuni anni fa andai a insegnare proprio in quell’istituto, con mia grande sorpresa, quelle temute dalla nonna, erano le finestre delle due classi di V elementare e così pensai a tutta la luce inutilmente sprecata durante i pasti per tanti anni! Poi quando s’insediò il nuovo arcivescovo, come gli altri insegnanti, ospite a cena, vidi che il salone dei preti era addirittura dall’altra parte dell’edificio!
Il prete del confessionale mi è stato successivamente molto vicino, perché saggio a imitazione del Santo Curato d’Ars. Ebbe così tanti figli spirituali che al suo funerale la chiesa straripava di fedeli. Negli ultimi anni era magro e la sua talare aveva cambiato colore ed era molto lisa ma lui finche potette era sempre al confessionale!
Il lavoro, mi impedisce di andare a messa tutte le mattine in quella chiesa. Quando è possibile ci sono ! Tutti i preti che si sono succeduti negli anni sono stati e sono tutti straordinari, per la profondità delle loro omelie, per i loro saggi consigli, per il modo in cui sanno stare vicino ed accogliere la gente e per l’allegria ed il sorriso che molti di loro hanno stampato in volto. Certo, alcuni di loro li ho visti invecchiare, come sono invecchiate le persone che siedono ancora nel posto che occupavano più di quaranta anni fa. E’ sempre festa incontrarli tranne quando ci si va per il funerale di una giovane vita spazzata da un mortale incidente. Se ti vuoi confessare sono sempre disponibili, cordiali e amano la compagnia. Di quest’ordine ne ho conosciuti tanti, compreso più di un Vescovo. Quelli anziani, zoppi o ciechi e col bastone i più profondi e saggi con una meravigliosa inesplicabile interiorità. Stare loro accanto era come aprire un baule pieno di gioielli preziosi. Come mi sovvengono sempre i loro ammonimenti!
Don C. era uno di loro ma celebrava Messa dalla suore, molto colto e saggio come tanti confratelli, per anni aveva insegnato Lettere. Fu un padre attento ai miei bisogni spirituali, mi ascoltava e cercò di interessarsi al mio caso di gypsy scholar disoccupata. Feci domanda presso il suo Istituto e mi fu promesso che nel momento in cui l’insegnante se ne fosse andato, loro avrebbero dato il lavoro a me. Durante l’estate Don C. volò in Paradiso ed il direttore nuovo, Don P, ora un pezzo da novanta, invece di fare una selezione e guardare che titoli avessero coloro che avevano fatto domanda d’insegnamento presso l’istituto, chiamò la nuora di Pincopallino, che certo non aveva né la mia preparazione né un cammino di fede. Tanto meno aveva bisogno di lavorare, ricca sfondata com’era la famiglia del marito. Venuto a sapere che volevo studiare Teologia pensò di mettersi la coscienza a posto offrendomi centomila lire per pagare la tassa d’iscrizione al corso. Ribollendo per il torto subito, lo rimproverai aspramente dicendogli che il Santo fondatore del suo ordine gli avrebbe tirato le orecchie per non aver dato il pane all’affamato mentre cercavo di consolarmi con il fatto che “Il Signore ascolta il grido del povero”. Il lavoro ha continuato a lungo ad essere precario ma ogni volta che incontro Don P. sono sicura che gli bruciano le orecchie e che il Santo a me tanto caro continua a rimproverarlo! Venne nella mia comunità per i venticinque anni d’ordinazione del parroco, e appena lo vidi si rinnovò la ferita e gli dissi che per me era sempre un dispiacere incontrarlo. Le sue orecchie erano rosso fuoco! Lo perdonai ma quando ci incontriamo Don P. non riesce a guardarmi negli occhi. Il mio augurio per lui, che possa stare attento a chi è schiacciato dai dolori della vita e cerca la sua mano! Perché un giovane senza fede potrebbe andar via da lui sconfortato. Il ricordo di quella mattina mi fa ancora venire le lacrime agli occhi.
Don F. è un religioso, ma di un altro ordine. Magro e dal fisico asciutto è un tipo scostante e burbero. Lo incontravo qualche volta in quella che a periodi alterni è stata la sua parrocchia. Incontrarlo a qualche evento letterario fa uno strano effetto vederlo con i jeans e il giubbotto di pelle stile Grease! Mi piacevano le sue omelie profonde, brevi pillole di saggezza. Guai però a parlargli di qualche problema personale. Una volta, avevo un problema molto delicato da affrontare ma lui non comprendendo, forse perché di fretta, e pensando, erroneamente, che avrei finito col chiedergli dei soldi, mi liquidò in trenta secondi. Un suo confratello, con cui spesso mi sono confessata, ha sempre un bel sorriso che onora il Padre fondatore e viene da una famiglia in cui sono in tanti a dire Messa. Una volta, preoccupata per i problemi di una mia amica, mi disse di consigliarle il passo del Siracide sull’educazione dei figli. Purtroppo mi indicò i versetti della donna gelosa. Accompagnando a casa il figlio adolescente a cui facevo lezione, gli raccomandai di dire alla madre i versetti da leggere. Fu la fine dell’amicizia. Sicuramente Dio aveva visto lontano ed esaudì la preghiera con cui avevo chiesto di essere liberata da quanto mi distoglieva dalla preghiera.
Don G. è un grande sacerdote. E’ anche Monsignore. Non sa più guidare bene, per l’età, e così la sua macchina nuova ha già tante patacche. Ha festeggiato cinquantacinque anni dall’ordinazione. Che figura straordinaria! Quando vado a trovarlo al suo paese mi accoglie con così tanta gioia che mi sento una regina. Voleva un bordo ecrù per una tovaglia d’altare, e non trovandolo, pregò la sorella di metterlo nel tè. Quando le suore la lavarono, su mio invito, diventò di nuovo bianco. Per l’anniversario dei suoi cinquanta anni di sacerdozio riuscii a regalargli un bordo con i simboli liturgici e così potetti renderlo felice. Le suore poi stirano le tovaglie in modo che il lino sia colmo di spighe. Don G. ha sempre delle caramelle in tasca e una carezza, una parola affettuosa o di conforto per tutti. Fratello nel dolore e nella gioia. E pensare che fu mandato in quella chiesa solo per qualche mese. Da allora, sono più cinquanta anni! E che bella comunità ha costruito! Ogni messa è una nuova Pentecoste! Durante le novene viene ad aiutarlo un sacerdote dal Nord e così ha un po’ di compagnia ed è risollevato. Nel periodo d’Avvento visita la scuola con un Babbo Natale che balla al suono di Jingle Bells e distribuisce caramelle agli scolari delle medie e delle elementari. Ricorda loro di andare al centro giovanile per il catechismo e manda i saluti alle famiglie.
Don A. o dottor C. è un prete diverso dagli altri. Fa anche il medico chirurgo, di quelli che godono dell’intercessione della Beata Madre Teresa di Calcutta. Per grazia di Dio spezza la vita per gli ammalati del corpo e dello spirito. Non sai dove finisce il prete e dove comincia il medico. Indossa sandali anche d’inverno, e solo una croce di legno ti ricorda che è presbitero. Premuroso e attento ai bisogni di tutti, a volte non si accorge neanche di non aver dormito o mangiato occupandosi di tutti quelli che hanno bisogno di lui. E’ di poche parole. Di lui parlano le azioni. Al confessionale fa anche il medico. Al capezzale dei pazienti è anche sacerdote. I parrocchiani lo amano e non riescono a comprendere perché non prende offerte. Da quando mamma sua è in cielo, si è lasciato andare, è ingrassato perché vive a pane ed acqua. Quando va in ferie va come missionario in posti dove può fare bene. E’ stato in India e in Uganda come medico e prete. Sono anche sicura che se ci metti la mano in tasca non ci trovi un soldo perché magari ha speso lo stipendio per aiutare qualche poveraccio. Una volta andai con lui a trovare poveri e malati, e mi sentii così ricca anche con il tetto rotto. Maestro di carità e umiltà per confratelli e colleghi è finito anche sulle pagine stampate. Mentre molti sono sempre indaffarati, introvabili, irraggiungibili, in qualche riunione impegnati lui è sempre disponibile. Mi è stato spesso vicino e non posso che dare Lode e gloria a Dio per questo prete!
In qualche famiglia c’è più di un sacerdote. Conosco diverse coppie di fratelli che sono presbiteri non diocesani. E magari di ordini religiosi diversi. Diversi i loro carismi e la loro vita. Non si assomigliano neanche. Voglio bene a una di queste coppie. Uno è stato mio insegnante. L’altro è stato mia collega. Uno così impeccabile, ama la musica classica e la poesia. Prima di andare in pensione insegnava filosofia. L’altro, allegro e umile, aperto e pacioccone è di salute cagionevole. Uno Padre, l’altro Don, fanno entrambi comprendere con molto zelo che Cristo ha vinto la morte per darci la vita.
Ho studiato teologia e così di preti ne ho conosciuto ancora. Il caleidoscopio si è pure colorato. Registrando le lezioni ne avrei da raccontare. L’ironia, l’arguzia, certo non mancano ai preti, che a volte fanno anche scherzi di pessimo gusto. C’è il prete molto buono, quello calmo e compito e quello studioso che sforna libri a iosa, tanto è illuminato. Quando lo inviti a pranzo vuole mangiare solo pesce. Il suo saluto: “fatti santo!” A volte è pure burbero. Non sopporta che gli si facciano domande. E di nessun genere. Una volta alzò la voce che mi fece paura. Oltre alle sue dispense avevo letto altri due libri e così volevo sapere perché c’era discrepanza nelle date sul “Filioque”! “ Le domande qua le faccio io!” mi urlò battendo la mano destra sulla scrivania. Immenso l’affetto che ci lega. Quanti insegnamenti, a lezione e non. E’ sempre una gioia stargli accanto. Quel poco che so lo devo a lui che mi spinse ad istruirmi in teologia. Grazie a lui, ho scoperto anche quale santo interpellare per i casi disperati di cui sono informata. Volete fargli cosa gradita, portatelo in ospedale dagli ammalati la domenica pomeriggio! Lode a Dio per preti come lui!
Ci sono tanti tipi di presbiteri. Alcuni sono diplomatici, alcuni amano fare carriera e sognano nunziature apostoliche, alcuni amano mettere in mostra talari e indossano camici con pizzi pregiati, ma lo fanno soprattutto i giovani sacerdoti che magari si presentano in tuta davanti al loro vescovo. Possono essere alti alti, bassi, magri, con un pancione da donna prossima al parto, calvi, brizzolati, dagli occhi azzurri, dagli occhi spenti e scoraggiati, stanchi, allegri, ammalati o trasandati. Li riconosci i preti a mille miglia anche se indossano jeans e maglietta e vogliono sembrare metallari. Si dice anche che si riconoscano perché il loro angelo custode sta loro accanto dal lato opposto al nostro. Una volta nella mia parrocchia ne arrivò uno, molto famoso, che prima di fare il prete aveva fatto il ballerino. Trendy e trasandato nell’aspetto, in scarpe da tennis e tuta, e con l’immancabile chewing gum, quando il parroco, lo vide sul presbiterio pensò di cacciarlo perché non lo riconobbe.
Un giorno ad un pranzo in casa mia ce n’erano tre ed uno chiese al confratello straniero “da quando sei sacerdote?” e quello rispose “sin dal seno di mia madre”. Quelli stranieri, quando vengono a trovarti ti chiedono sempre qualcosa. Con stenti e sacrifici ero finalmente riuscita a comprarmi una Bibbia di Gerusalemme piccola e compatta quando un missionario me la vide mi disse che lui una Bibbia così non l’aveva e allora gliela diedi. Avendo il carisma della guarigione fisica e della preghiera di intercessione, veniva spesso in città nelle parrocchie dove avevo amici e conoscenti. Ora quando viene non si fa vedere perché pare che qualcuno se ne approfitti dei suoi carismi e chissà dove vanno a finire le offerte per i poveri. Qualche altro ti chiede di aiutarlo nei suoi studi sull’ Evangeli Nuntiandi ma poi torna in patria e non hai notizie. Passano gli anni e quando qualcuno ti da notizie non buone scendono le lacrime! Qualche altro torna in patria senza neanche salutare e ci resti così male! Qualche altro ritorna e lo perdoni anche se non ti ha portato la conchiglia malgascia e con gioia anche se vinta dalla stanchezza gli prepari manicaretti semplici e speciali.
Per alcuni essere preti al giorno d’oggi può essere un mestiere. Spesso chiudono la parrocchia e sono in viaggio, in gita o in pellegrinaggio, non visitano le famiglie da anni e sembra che abbiano un orario d’ufficio e così se qualcuno muore, magari bisogna aspettare ore perché il presbitero venga a benedire la salma e confortare la famiglia. Poi ai funerali non fa la preghiera dei fedeli e se gli chiedi se la liturgia sia cambiata risponde che non deve dare conto del suo modo di celebrare. Spende soldi per statue e quadri e avvalla il giornaletto della parrocchia scritto magari da una persona con così poca istruzione, che lui laureato in lettere, fa una pessima figura. Quando in parrocchia ci sono persone in gamba che lo aiuterebbero se solo avesse l’umiltà di chiederlo! Purtroppo l’orgoglio umano si perde solo facendo ore e ore di adorazione fino ad avere i calli alle ginocchia mentre lui se ne va in palestra per non perdere il bel fisico! E così che lentamente si perde l’ardore ricevuto con l’ordinazione. Senza contare l’invidia per qualche confratello che è invece con qualche Cardinale o in una nunziatura. Un sogno premonitore mi aveva preoccupata per qualcuno e parlandone con un comune amico mi disse di non farci caso perché tanto avrebbe dovuto farsi le ossa! Ancora deve rendersi conto che è responsabile davanti all’Altissimo dei peccati che ha fatto commettere ai parrocchiani. Non era tagliato per avere una parrocchia e aveva problemi nel relazionarsi anche con i confratelli. Ho pregato tanto per lui ma anche per il Vescovo che comprendesse quale fosse il progetto di Dio per lui. Ritenendo che la sua croce fosse essere parroco di una parrocchia che non avrebbe voluto ha disperso anni del lavoro di molti al vento. Molte persone non vanno più in chiesa. Prego sempre che lo Spirito Santo lo illumini ed in una Veglia Mariana piansi tutte le lacrime perché Lei lo aiutasse.
C’è il prete che tiene ai soldi che entrano con le Messe per i defunti. Se sa che l’offerta è discreta c’è anche chi suona l’organo ed il coro è presente. Ma c’è il prete che fa un funerale da favola anche a un disabile che è morto senza soldi ma che ha lasciato affetto e amore alla comunità. C’è il prete stanco che magari celebra con un camice che non vede sapone da un bel po’ e così ti viene da chiederti perché nessuno si cura di lui. C’è il prete che è di fretta e quando gli chiedi di confessarti ti rimanda alla fine della celebrazione (e magari hai già aspettato mezz’ora) e se ne va facendoti fare qualche altro inutile peccato. C’è il prete che si lamenta di avere pochi fedeli a messa ma quando inviti la madre agli incontri delle familiari ti risponde che non può venire. C’è il prete che conosci da tutta la vita e quando ti operi non ti fa neanche una telefonata. Se chiedi l’unzione degli infermi hai bisogno di farti raccomandare da Maria Santissima affinché il Padre Eterno ritardi a prendere il congiunto perché di undici preti a cui lo chiedi ne vedi solo uno dopo cinque giorni interi! C’è il prete che ama viaggiare e almeno cinque o sei volte all’anno organizza pellegrinaggi. Lourdes, Pompei, San Giovanni Rotondo, le mete preferite, ma anche Fatima e Lanciano. C’è il prete carismatico che ogni anno parte per Rimini con due o tre pullman di parrocchiani pronti a cambiare subito vita. Qualcuno lo fa da anni, lui guida spirituale di tanti grandi carismatici. E lode a Dio per questi incontri dove magari il giovane stilista ben avviato, lascia le cose del mondo per consacrarsi a Dio. Una decina d’anni fa conobbi un vietnamita. Da piccolo sognava macchine di lusso e di vivere negli Stati Uniti. Decise di scappare ma finì in prigione. Una misera ciotola di riso al giorno e lavori forzati per tre anni. Incontrò Cristo. Libero andò in America e ora amministra una parrocchia a Fort Lauderdale.
C’è il prete che fuma e così ti colpisce il dito giallo di nicotina. Come si può toccare il veleno con le mani dopo che le mani hanno spezzato il Pane di Vita? Mio padre morì in ospedale, nella notte tra domenica e lunedì. All’ora del pranzo lo confortai dicendogli che con tutti gli ammalati cui doveva portare la comunione, forse il cappellano sarebbe andato il pomeriggio. Invece il prete non ci andò perché avrebbe dovuto avvisarlo la famiglia. Ma non ci andò neanche il nostro prete, perché mio padre non era una persona importante. Il fatto che lui non ci sia andato, mi fece soffrire a lungo. Cosi quando si pregava per quelli che ci avevano ferito, c’era sempre il ricordo della morte di papà che aveva tanto desiderato la comunione quel giorno, prima di morire. Da allora ho sempre cercato di portare un sacerdote dagli ammalati.
Una volta c’era un ammalato terminale e feci di tutto perché il suo parroco andasse a trovarlo. Quando la mia amica mi telefonò per dirmi che l’aveva rintracciato e che voleva sapere chi fosse il poveretto, l’uomo era già spirato. Per giorni l’avevo raccomandato alla Divina Misericordia. Il mattino dopo venne il prete, portandosi una stola verde anziché viola e sciorinò di corsa delle preghiere senza cercare di dare conforto alla vedova che andava evangelizzata. Poveretto, era scorbutico ma nonostante il pessimo carattere, dalla parrocchia sono venuti fuori due preti che nel clero sono molto stimati. Aveva dato loro esempio di grande umiltà. Ci parlai qualche volta sempre con rispetto reciproco. Da bambina, andai a Messa solo una volta nella sua chiesa e lui invece di fare l’omelia raccontò cosa aveva fatto la sera precedente. Ci andai un’altra volta per un funerale, ma me ne andai subito perché fu una grossa sofferenza vedere la tovaglia d’altare sporca. Quando si ammalò lo andai a trovare spesso, da sola o con qualche giovane prete e lo apprezzai non poco. Era solito rimproverare i parrocchiani dall’altare, interrompendo la messa.
Ci sono i preti che amano il lusso. Tim, che fu mio padre spirituale per qualche anno, dormiva tra lenzuola di seta. Ne rimasi scioccata. Forse perché in quel periodo in America dicevano che i preti cattolici erano gay. Dopo una catechesi per giovani, padre Tim chiese a me e ad un’altra ragazza se potevamo mettere in ordine la canonica. Così dovendo cambiare il letto vidi che amava le cose lussuose. Era nipote di un famoso cardinale e quando tornò da Roma portò a tutti noi collaboratori una speciale benedizione del Santo Padre. In quel periodo ebbi anche la gioia di fare da madrina di battesimo ad una mia allieva, una bella ragazza morta prematuramente dopo qualche mese. Padre Tim apprezzava la mia cucina. Quando veniva a cena con il vice parroco, erano una strana coppia: lui tutto impeccabile mentre padre Jo andava in giro con trainers vecchie e jeans logori e con camicia a quadri... Jo era un prete delle telecomunicazioni e non mi sorprenderei che avesse ora una televisione cattolica tutta sua.
C’è il prete sposato. Uno lo conobbi al Newman Center di Amherst. Prima di convertirsi era un sacerdote anglicano. Così non mi andavo mai a confessare da lui. Ora anche nella mia città c’è un prete sposato. Don C. non celebra col Canone Romano e così alle ordinazioni e ogni Giovedì Santo lo riconosci dai diversi paramenti indossati.
C’è il prete sempre indaffarato, corre dalla mattina alla sera, per tenere tutto e tutti sotto controllo. A volte hai l’impressione che quando tu gli parli lui sia lontano mille miglia, preso e compreso da mille attività. Coinvolge tutti i figli –e i loro amici e conoscenti- e in men che non si dica organizza di tutto, perché usa sempre il cuore. Tanti di noi gli andiamo sempre incontro. Nessuno riesce a dirgli di no. Non ti dice mai grazie se gli fai un regalo ma la gioia la sprizza da ogni poro. Il suo volto corrugato ti dice che è arrabbiato o stanco ma basta una gioia condivisa e un pocket coffee per tirarlo su. Ora ha qualche acciacco, ma non lo da a vedere. Instancabile freschezza la sua caratteristica. Suona bene l’organo e sa giocare a basket. E’ rimasto ragazzino. Sebbene sia in parrocchia non riesce mai ad iniziare in orario una celebrazione. O gli vuoi bene o cambi chiesa. Ero con la sua famiglia presente all’ordinazione e tale e tanta fu la pioggia dello Spirito Santo che si raddoppiò per il venticinquesimo anniversario. A volte ci litigo ma gli voglio bene un mondo e guai se me lo toccano. Le tempeste della vita di tutti condivide e il dolore lacerante fa anche suo. E’ un prete carismatico e questo da fastidio a qualche confratello. In molti lo vorremmo vescovo. La sua giornata andrebbe raddoppiata. Non prende posizione tra le coppie in lite. Tanti di noi pregano per lui, ma ci aspettiamo così tanto che a volte siamo delusi. E’ un padre sul trenino in corsa, un trenino col sorriso di Maria, pieno in tutti i vagoni, con grandi, anziani, diversamente abili e piccini. Lui cerca di spronare tutti. E’ un piacere averlo a pranzo a casa con la mamma. Gli piacciono le cose semplici e genuine. Per le torte e i dolci ha una passione. Non è un peccato di gola perché l’ha trasformata in carità. Quante dolci vendite in parrocchia… in mattoni trasformati! Lode e gloria a Dio per lui!
C’è poi quello che fa preferenza di persone e se sa che il tuo portafoglio è vuoto non ti tiene in considerazione. Se per caso tu avessi bisogno di aiuto o di una parola di conforto in un momento difficile, c'è il prete che con la scusa di un ritardo, invece di scoltarti, ti ferisce con qualche battuta inutile.
C’è quello che insegna e sposta anche l’orario della Messa per arrivare a scuola in orario e fare anche colazione. C’è quello giovane che sembra abbia quasi novanta anni. Ma il cardinale novantenne e saggio sembra ne abbia venticinque e lode a Dio per lui! C’è quello in piena crisi ma Dio non esita a ricordargli che è “sacerdote per sempre al modo di Melchisedech! Ogni tanto qualcuno fa notizia e allora apriti cielo. Tutti contro i preti! I preti si debbono sposare! Gli apostoli erano sposati in fin dei conti! Perché devo andarmi a confessare con uno che pecca più di me? Hai visto quello, ha avuto anche dei figli! Quello ha fatto all’amore con la suora –l’ha visti la catechista! Hai visto quello quanti soldi ha!...... Insomma, poveri preti sono sempre criticati. La gente però non ci fa caso, quanti di loro sono stati fatti Santi! Il bene e la carità non fanno mai notizia!
C’è quello che chiede sempre soldi ai parrocchiani per l’una o l’altra causa e quanto bene fa! (Qualunque cosa faccia c’è sempre qualcuno pronto a lamentarsi). C’è quello che si scoraggia, perché riservato, timido e orgoglioso. I parrocchiani non esitano ad attaccarlo e lui si chiude come un riccio e gli vengono i capelli bianchi prima del tempo. C’è quello bello, con gli occhi azzurri e i capelli brizzolati, compito, amabile e garbato che non va a genio alle vecchiette e fa strage di cuore tra le ragazzine. Mamma sua dal cielo lo protegge grazie anche alle preghiere di chi gli vuole bene. E’ furbo come una volpe ma mite come l’agnello. Sa predicare, consigliare ed al confessionale è sempre illuminato.
C’è il prete che ha più di una parrocchia. E sono tanti! Per loro tutto diventa complicato. Molto spesso non hanno più la mamma e mangiano anche male. Quando cercano di istruire con la catechesi trovano difficoltà. Vogliono la processione, i giochi d’artificio i parrocchiani, e se il prete chiede un contributo, “mancu li cani”. C’è il prete espansivo, allegro, aperto che quando t’incontra ti fa festa e allora ti riesce facile fargli un dono e magari portargli l’olio buono, l’uovo dal paese, pane fatto in casa, qualche provola. C’è il prete educatore impegnato al recupero di giovani che hanno fatto esperienze negative, di reati, di droga, di violenza.
Molti lavorano in silenzio. Alcuni hanno fatto molto scalpore e ora raccolgono fondi per centri di riabilitazione che si trovano sparsi per il mondo. I sacerdoti che hanno fatto esperienze del genere hanno arricchito la loro vita e sono guariti dai germi di morte che avevano dentro.
C’è il prete giovane, molto maturo e illuminato, assistito dalla Santa Trinità, tanto da fare invidia al Monsignore. Ma lui non se ne cura e va avanti, sempre più bello anche se non ha capelli e allora d’inverno va in giro con la coppolina all’uncinetto. Non mi sorprenderei di vederlo un giorno Vescovo. Cosa ti colpisce di lui? L’amore per la vita, la devozione per Maria e il modo di pregare, fervido, col cuore. Non si è montato la testa anche se canonico. Ti parla in dialetto e con giovialità. La mamma non lo voleva prete. Quando ci fu l’ordinazione sprizzava gioia da ogni cellula del corpo. Poverina, ha avuto una vita dura, pesante, travagliata ed ora che è malata, quando può gli sta accanto a confortarlo e farsi confortare. Lode a Dio per lui! E’ uno dei “miei fratellini”. Sacerdoti a me vicini con i quali mi confronto, mi sfogo per telefono. Ho pregato per loro, quando erano in seminario. Ho pregato alla loro ordinazione. E con la preghiera li accompagno.
Uno di loro non guida e quando torna a casa gli faccio da autista senza che lo chieda perché Cristo mi mette sempre sulla sua strada. E lo faccio con grande gioia, sia se va a battezzare un bambino e c’è il solleone, sia se deve dare l’Unzione e non ha né stola né Olio. Nel breve tragitto che insieme percorriamo, accoglie qualche mio sfogo, mi parla dei suoi studi e delle esperienze che fa a Roma. Una volta da diacono, lesse il Vangelo quando a San Pietro c’era Madre Teresa per cui lei mandò al parroco una piccola nota, custodita ora nel mio breviario! Lui è ubbidiente! Prima di fare Teologia dovette studiare Legge per accontentare il padre!Amabile e sempre sorridente trova sempre il modo di giustificare qualche comportamento scorretto e per tutti i confratelli ha un gran rispetto. Alto e magro da quando sta a Roma ha messo un po’ di pancia.
Quando posso, mi piace andare alla Messa che presiedono i miei fratellini, confessarmi con loro e averli a pranzo a casa. Bello quando sono tanti. Una volta feci venti chilometri per portare un gelato ad uno di loro. Mi dimenticai che il Venerdì lui fa digiuno totale. Il suo sorriso lo accompagna ovunque. Nei luoghi in cui è già stato ha lasciato un bel ricordo. Amabile e preciso, all’inizio ti incantava con delle omelie bellissime. Tutti si lamentavano però che arrivavano a casa tardi dalla Santa Messa la domenica. Poi, incontrata la potenza dello Spirito Paraclito, ha cominciato ad esortare i fedeli con omelie abbreviate e dense. Non gli sono mancate le umiliazioni. Affronta con serenità buona ogni problema altrui. Calma gioia la sua ma straripante! Grazie a Dio che ce l’ha donato!
Qualcuno di loro mi è molto caro perché veniva ai ritiri delle familiari, un’associazione molto importante che i Vescovi del Sud non promuovono anche se farebbe tanto bene. Dove ci sono i vicariati in concomitanza con gli incontri dei presbiteri dovrebbero tenersi quelli delle familiari. Deve essere l’impegno di un pastore saggio quello di tenere unita la famiglia del clero ed aiutare a crescere le famiglie quando ancora i figli sono in seminario. Conosco delle madri, sempre sorridenti e presenti alle ordinazioni sacerdotali, che magari ti dicono come erano belli gli incontri in seminario, ma tutto fiato sprecato quando le invitavo ai ritiri delle familiari. Un arcivescovo, mi fece andare in curia tutti i venerdì in cui andavo alla Caritas diocesana, per programmare l’incontro delle familiari. L’unica cosa che mi diede fu l’annuario diocesano ma nulla fu la sua volontà di aiutare i giovani presbiteri! Il nuovo arcivescovo è qui già da un anno, pare che sia sulla stessa strada del predecessore, che comunque ama tornare nella nostra diocesi in vacanza.! Ho regalato ad entrambi la copia del mio libro, come pure ho fatto con alcuni miei cari sacerdoti. Nessuno di loro mi ha detto nulla. Certamente l’avranno gettato da qualche parte senza neanche sfogliarlo. Tutti così impegnati! Ma come mai Papa Benedetto XVI ha avuto il tempo di farmi pervenire il suo ringraziamento e ha affidato me e le persone a me care sotto la protezione della Vergine Maria?
Alcuni sacerdoti sono passati nella mia vita come una meteora. Lasciando un grande segno e qualcuno, forse due di loro, saranno un giorno santi. Padre A. era anziano ma giovane dentro e usava anche il cellulare. Se andavi a confessarti non c’era bisogno di aprir bocca. Leggeva nel tuo cuore e con poche parole ti metteva a posto. Mi sono rimaste le lettere che mi scriveva. Era un omone grande e grosso ma era tutta grazia quella che lo circondava. Spesso lo prego di intercedere dall’alto per l’uno o l’altro guaio. Lode a Dio per lui!
Padre M. era un religioso. Maestro di Etica mi fece comprendere i veri valori. Breve la nostra amicizia, immensa la stima che non venne intaccata dalla morte improvvisa. Per un mio compleanno lo invitai a pranzo ma disse che doveva andare a Bari per battezzare un bambino. Quando salì sul treno per tornare lo colse un infarto e a cinquanta anni salì in cielo. Mi è rimasto un attaccapanni antico che mi regalò perché lo accompagnavo a celebrare Messa fuori dall’Istituto. Stava molto scomodo nella mia 126 ma si sacrificava per servire Dio salvando le anime... Lode a Dio per lui!
Padre S. era più giovane di me. In fondo è stato prete poco tempo. Pieno di carismi, sebbene consumato da un cancro, ha lasciato una grande eredità e tracce di fede indelebile che continuano a portare tanti frutti. Legato alla nostra comunità ogni tanto veniva e con la sua dolce amabilità ha conquistato tutti. Le sue sofferenze non sono state vane per chi lo circondava e riusciva a farli ridere magari chiedendo un pigiama con i palloncini. Gloria a Dio per lui!
A scuola, qualche anno fa un alunno mi disse che lui e il compagno volevano diventare sacerdoti. Le colleghe li prendevano in giro. Un giorno incontrai la mamma. Mi raccontò che da generazioni nella sua famiglia si pregava per un sacerdote in casa. Ecco, che bell’esempio per le mamme d’oggi che spesso ricorrono a Dio solo nelle necessità! Ho avuto un altro alunno dopo che diceva di volersi fare sacerdote. Avrebbe voluto frequentare il Liceo Classico ed invece frequentò lo Scientifico! Monsignor G. avrebbe voluto mandarlo a studiare a Roma, ma l’arcivescovo disse di no! Prego per questi ragazzi che sento come se fossero miei figli affinché Dio doni loro la perseveranza. Sono già in seminario e sono sicura che saranno sacerdoti secondo il Cuore di Gesù!
Mamma Carmela mi fece leggere una preghiera degli anni quaranta, ormai sgualcita e rovinata. Lei mandò tre figli in Seminario. Uno solo divenne sacerdote e ora è Monsignore e come lo guida e lo corregge! Mamma anche di tutti i parrocchiani ormai!
Quanto fanno le mamme accanto ai figli sacerdoti! Ai ritiri delle familiari, sono tutte vecchie ormai e piano piano stanno andando in cielo. Come sarebbe bello vedere anche quelle giovani. Se a qualcuna dici di stare accanto al figlio prete ti dice che non ha tempo. Qualcuna di loro la vedi raramente a Messa, il volto arcigno, non parla con nessuno ed il suo isolamento l’ha incurvata ed è come se portasse un macigno che la schiaccia. Gli impegni di famiglia di una mamma sono tanti. Si aiutano le figlie femmine sposate, ma il prete no. Forse proprio perché è prete pensano che sia forte e non abbia bisogno d’aiuto. Sbagliato, sbagliatissimo. Il figlio presbitero è quello che ha bisogno forse più di tutti perché deve imparare ogni giorno a fare il prete e perché la gente dal sacerdote si aspetta tanto, troppo e magari l’impossibile. Lo vogliono sempre puntuale a Messa. Vorrebbero che fosse sempre in chiesa, sempre disponibile ad ascoltare, ad aiutare, a risolvere tutti i problemi con la bacchetta magica. Mi chiedo però quanti fedeli pregano per i presbiteri, per le vocazioni, perché Dio li guidi e doni loro discernimento! Quanti offrono a Dio qualcosa per i loro preti! Quanti vanno a chiedergli se vuole lavato il camice! Quanti lodano Dio per i preti che hanno conosciuto!
Tra le tante mamme di sacerdoti mi piace ricordare mamma Sarina. In età avanzatissima faceva ancora la mamma chioccia. Cucinava per lui ogni giorno e se andavi a trovarla era in chiesa a pregare o in canonica a fare l’uncinetto. Conosceva a memoria i salmi e si aiutava quando la vista faceva cilecca. Mi voleva tanto bene e avrebbe voluto vedermi sposare così mi fece ad un uncinetto strisce di filet per farmi una coperta. Poi c’era mamma Grazia. Quand’era giovane e andava a passeggio col marito faceva il giro delle chiese. Passava le giornate pregando e lavorando e quale gioia quando ebbe in casa il prete! La sua migliore amica: Margherita, la mamma di Don Bosco di cui aveva un grande quadro nella sua cucina e da cui si faceva consigliare.
Lui, operaio dell’ultima ora. Omelie bellissime le sue, finiscono sempre con una preghiera o una poesia che certo ha scritto lui. Parola raffinata la sua. Peccato poi che le omelie le legge! Un sorriso il suo, cosi largo che sembra abbracciare il mondo quando accoglie con tenerezza bambini e anziani. Non lo puoi invitare a pranzo, schiva proprio tutti ma apprezza tutto quello che gli doni. A lungo l’ho considerato saggio e buono, era parte integrante della mia famiglia e quindi immenso il dolore quando gli chiesi di venire a dare l’unzione a mia madre e lui non solo non venne ma non fece neanche una telefonata! Ci si aspetta molto da coloro che si vuol molto bene e quindi ti crolla il mondo quando sei solo e chi vuoi bene non alimenta il filo della speranza. Un giorno però l’ho chiamato e ho sfogato piangendo tutta l’amarezza che mi aveva procurato non facendo visita a mia madre. Per lui non c’erano limiti d’orario in ospedale e trovare un ammalato non è poi un opera di misericordia corporale? Io feci le notti per sua madre in ospedale alternandomi con un’amica e lo facevo con tutta la stanchezza che può avere chi va ad insegnare nelle piccole isole e viaggia tutti i giorni!
Per grazia di Dio, dunque di preti ne conosco tanti e nel mio piccolo, cerco di servirli, bene o male. Uno cercò di avvicinarsi per darmi un bacio ma Dio, fu più svelto del demonio. Uno mi insultò con delle falsità e così gli ricordai, che tra la casula e l’altare c’è il serpente che lui deve schiacciare. Era per me, un figlio, e ne fui molto addolorata!
Qualcuno soffre tanto quando viene spostato di parrocchia. Qualcuno non accetta di spostarsi. Qualcuno lo fa malvolentieri e magari non viene a qualche celebrazione del Pastore. Qualcuno Va dal Vescovo per un consiglio e riceve un nuovo incarico e quando i parrochiani lo accompagnano all'insediamento si presentato con striscioni oppure piangono a dirotto perchè il cambio non gli è andato bene! Qualcuno anziano e cieco celebra finche le forze lo reggono facendosi dare una mano. Qualcuno per il caldo celebra la Messa a piedi nudi e guida la macchina senza patente per andare a celebrare. Non ama la pasta e se lo inviti a pranzo meglio fare pesce e riso. In suo onore ho inventato una bella ricetta “risi su risi”. Offrire qualcosa a Dio per loro procura tanta gioia. Qualcuno di loro ci ricorda quale grande grazia abbiamo con la santa quotidiana comunione. E’ Gesù in persona che viene da noi e invece qualche minuto dopo averLo ricevuto si esce fuori dalla chiesa a chiacchierare e a fumare! Quando invece dovremmo stare un giorno intero a ringraziarLo!
Una sera che ero distrutta dalle fatiche casalinghe e scolastiche e con la mamma in ospedale da 35 giorni, pensai di portare la vicina di casa e la figlia in pizzeria. E là, sorpresa, due novelli sacerdoti!. Da anni desideravo l’Eucarestia a casa e così l’Arcivescovo diede il permesso e appena la mamma uscì dall’ospedale trovò in casa il prete, pronto a celebrare la Santa Messa. Dio organizzò così bene tutto che radunò amici e conoscenti, poveri e malati ed avemmo anche la chitarra! Non era un prete qualunque a celebrare, ma uno speciale, carismatico che Cristo ha tirato via dal mondo del canto e della moda!
C’è il sacerdote novello, che per l’ordinazione chiede alla comunità di non fare doni. Vuole dei soldi per andare in estate missionario in Albania. Quanto contrasto con quelli che amano camici coi pizzi e casule costose! E quello che, di transizione, in men che non si dica si fa amare dalla gente per l’ardore e se rimprovera lo fa con tatto e con dolcezza. Ma quanta strada han da fare. E non sono le omelie a doverli preoccupare quanto tutto il resto! Un gesto delicato è dire nel ricevere un’offerta ”Pregherò per le sue intenzioni nella Santa Eucarestia”.
Con l’ordinazione sposano la Santa Chiesa eppure sono in tanti i preti giovani che chiudono le parrocchie per ferie. Dio non va in ferie. Un sacerdote è tale ventiquattr’ore al giorno. La chiamata di Cristo è chiara: “Lascia tutto e seguimi”, non ci sono se, ma, forse, dopo. Il si è totale e completo. Il sacerdozio è una missione, non un mestiere e così il mio augurio per ognuno dei preti che ho incontrato nella vita è che sappiano celebrare ogni giorno con lo stesso ardore del giorno dell’ordinazione e che abbiamo il sostegno di una bella comunità dove l’Amore di Dio possa esplodere di gioia, perché l’amore si moltiplica con la divisione. La loro missione non è facile e le tentazioni sono tante ma chi si affida completamente a Dio e si fa dono di sicuro non incapperà mai nella depressione e nella tiepidezza.
Nel mio cuore c’è anche Michael. E’ mio figlio e anche se lo è solo spiritualmente. Lo sto accompagnando da diversi anni in un cammino sulle orme di Sant’Ignazio, una via lunga, intensa e bella. Ama trascorrere molto tempo davanti al Tabernacolo e se prega in camera lo fa con una bella icona perché così la preghiera è più profonda. Il cammino verso il sacerdozio è lungo ma è certo che tutta la vita Michael servirà il Signore. E’ stato per me un grande dono del Signore incontrarlo ad un ritiro di preghiera a Linguaglossa. Mi adottò lui per madre e così con la preghiera ho visto le montagne smuoversi e quindi mi auguro di assistere alla sua ordinazione. Ho iniziato a ricamare una casula per la Prima Messa e spero che possa essere sempre pieno di Spirito Santo per glorificare Dio con la propria vita.
Teresa Lazzaro

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