così meravigliosamente splendente
e intensamente gialla.
Se le lacrime del sole potessero cadere
cantando sulla pietra bianca...
Volava via in alto
questo giallo intensamente giallo
nella dolce leggerezza.
E’ volata via perché
ne sono certo
desiderava lasciane il mondo
con un bacio d’addio.
Vivo qui dentro in questo ghetto
già costretto da sette settimane.
E qui ho ritrovato ciò che amo:
mi attirano i fiori di tarassaco
e i bianchi rami del castagno
candeliere nel cortile.
E’ solo che qui farfalle più non vedo.
Quella era proprio l’ultima:
le farfalle non vivono qui
nel ghetto.
Pavel
Friedman nacque a Praga e aveva circa 17
anni quando scrisse la poesia. Poco si sa di lui ma è certo che fu ucciso ad
Auschwitz il 29-9-1944. Questo testo, con altre poesie e disegni dei bambini
che vissero in orribili condizioni di vita, fu pubblicato in un libro I
never saw another butterfly: Children’s Drawings and Poems from Terezin
Concentration Camp 1942-1944 a cura di Hana Volavkova, New York:
Schocken 1994. La poesia fu scritta il 4 Giugno 1942 e l’originale scritta a
macchina da scrivere su carta leggerissima porta la data del 4-6-42 sull’angolo
a sinistra e fa parte della raccolta di poesie donata al National Jewish Museum
durante una campagna di raccolta di documenti. La farfalla ha un potente valore
simbolico nel contesto di vita del
fanciullo e molto è contrapposto al pessimismo della poesia.
Poesia di eccezionale sensibilità, commovente e orgogliosa.
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