Il
nonno di Barack Obama, il presidente degli Stati Uniti, è stato
imprigionato e torturato dagli inglesi durante la rivolta anti-coloniale dei
Mau Mau in Kenya. I sentimenti indipendentisti sono stati trasmessi dal nonno
al figlio, padre di Obama. E grazie al retaggio familiare Barack Hussein Obama
senior ha ottenuto una borsa di studio alle Hawaii, ideata dagli Usa per
preparare la futura classe dirigente del Kenya. Un anno dopo l’inizio del corso
è nato ad Honolulu il 44º presidente americano.
Con
un lungo articolo e foto in bianco e nero dell’epoca, il quotidiano britannico
Times, ha rivelato ieri la storia del nonno di Obama. Grazie al racconto della
sua terza moglie, Sarah Onyango, che il presidente eletto chiama «Granny
(nonna) Sarah». Hussein Onyango Obama aveva combattuto al fianco degli inglesi
in Birmania, durante la seconda guerra mondiale e come tanti veterani africani
pensava che a conflitto finito l’impero britannico concedesse l’indipendenza al
suo Paese.
Non
fu così. Nel 1949 il nonno di Obama lavorava come cuoco per un ufficiale
inglese, quando venne arrestato. Lo aspettavano due anni di torture nel
famigerato carcere di massima sicurezza di Kamiti, alla periferia di Nairobi.
«I secondini africani erano stati istruiti dai soldati bianchi di frustrarlo
ogni mattina e sera per ottenere una confessione» ha raccontato la nonna 87enne
di Obama, riferendosi alle vessazioni sul marito. Il prigioniero, dell’etnia
Luo, si era avvicinato all’Associazione dei Kikuyu, la tribù maggioritaria in Kenya,
un gruppo segreto che guidava il movimento indipendentista poi sfociato nella
sanguinosa rivolta dei Mau Mau. «Mi raccontava come a volte schiacciassero i
suoi testicoli con dei bastoni di metallo. A volte bucavano le sue unghie e il
suo sedere con uno spillo appuntito, tenendolo legato mani e piedi e faccia
all’ingiù» ha aggiunto nonna Sarah. Suo marito aveva 56 anni quando subì queste
torture.
La rivolta dei Mau Mau, scoppiata nel 1952 provocò almeno 12mila morti tra i ribelli, mentre 71mila persone finirono nei famigerati “Kenya gulag”. Obama, nella sua autobiografia, accenna brevemente a questa vicenda e scrive che il nonno «risultò innocente». Nonna Sarah sostiene, invece, che il marito lavorando come cuoco per gli inglesi «era un utile informatore del movimento segreto che poi sfociò nella ribellione dei Mau Mau».
Quando
Hussein Onyango tornò a casa era un uomo distrutto. Nelle sue memorie Obama ha
scritto: «Magro e sporco camminava con difficoltà e aveva la testa piena di
pidocchi». Il padre di Obama, seguì le orme indipendentiste della famiglia.
Barack Obama senior venne pure lui arrestato per aver partecipato a un incontro
a Nairobi dell’Unione nazionale africana, il movimento che portò il Paese
all’indipendenza.
Nel
1960 il destino degli Obama si intrecciò con gli Stati Uniti. Il padre del
presidente eletto Usa ottenne una borsa di studio all’università delle Hawaii.
Il programma voluto da John F. Kennedy puntava a preparare le nuove generazioni
kenyote a guidare il loro Paese. Un anno dopo nasceva a Honolulu il futuro 44°
presidente degli Usa.
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