Perugia
Porta Sole
e quelle mura etrusche
macerano
stritolano
accartocciano
neve sogni foglie.
Il pesco è già in fiore
ma la mimosa è appassita?
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Parola
investigazione
dell’essere:
sogno
sognato
sognando
paradigma
perduto
disperso
irraggiungibile.
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Il buco dell’ozono si allarga
un reticolo di striature e nodi
si addensa nello smog
circuendo un’intera città.
Qui il mare si abbassa
e soffocando pini e palme
mi chiedono quel succo di gioia
che altri mi hanno assorbito
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A Carol
In memoriam
La luna col suo disco argentato
ha tramato un assalto spietato
è esploso tra le fiamme il dolore
e il cielo ha cambiato per sempre colore
in diretta le torri crollavano
come castelli di sabbia
e innocente moriva
chi via d’uscita cercava
chi lavorava
chi camminava per strada o scendeva le scale
quando tranquilla profumate lenzuola stiravo.
Il mio cuore ha cessato di battere
e le lacrime hanno bagnato il vestito.
Il terrorismo globale è agghiacciante.
Dove sei Carol?
Con gli altri sotto le macerie!
Ed io mi rivedo con te
all’uscita del 64mo piano.
C’era il tuo ufficio di broker.
E felice mostravi le foto,
3000, del tuo viaggio in Cina.
Era il 16 Maggio 1981.
Dove sei Carol?
Sei in Cielo con gli altri
dove non c’è né tempo né spazio
né ferite e dolore ma luce d’amore.
Hanno pianto tutte le stelle
il vento ha sputato rondelle
di cenere e sangue e ora foto e lumini
neanche una bara per il funerale.
Se mi senti e se puoi
ferma le mani violente
accendi il sorriso dove c’è odio.
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Canto d’amore a Panarea III
II
Odora di capperi e gelatine di frutta
il ricordo dei giorni di scuola
quando i gabbiani volano alti nel cielo
e le sinfonie di Beethoven
impregnano l’aria di sogni
fermi sulle pagine bianche.
Ricerchiamo la rete per una telefonata
e le parole non dette di un sms
allietano la giornata
felicità e pace accompagnano il vento di chamal
e la gioia piena ci riunisce
quando densi vapori mescolano
le acque color champagne
nella calura di mezzogiorno alle Eolie
si dipana la matassa dell’amore.
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Canto d’amore a Panarea III
I
Odora di nespole e di salvia
di mandorlo e prezzemolo
di rose e di limoni
l’aria alla casa dell’Ancora.
Qui tra le amate pareti
nel parco stupendo tra le rocce
dove mare e cielo sono incanto blu
la nona di Beethoven riempie ogni angolo
di gioia e amore felicità e pace.
E mi sembra di vederti arrivare
mentre il camino è acceso.
Lisca Bianca è ferita ma più imponente
erosa dal vento, dalla pioggia e dal moto
anomalo che l’ha sbiancata.
I gabbiani giocano con le onde frizzanti
di champagne ed i colori del tramonto
entrano nella regione della memoria
scolpita dalla penna del poeta.
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