Studiavo russo e leggevo
Puskin, Turgenev e Mayakosky
bevevo il tè preparato nel samovar
e sognavo una passeggiata a Pietroburgo
lontana da venti comunisti
quando a Passignano
i papaveri riempivano i campi coprendoli
lasciandosi dal vento accarezzare
e le vespe ronzavano nella tempesta
di polline e l'erba di bianco s'ammantava
come neve d'inverno e la cicogna
sul tetto aveva la dimora.
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