domenica 29 aprile 2012

Ruchla Zylberberg (morta il 20 Aprile 1945)


Ero una dei Venti. Ricordalo!
Era primavera   e non riuscivo a muovermi.
Arrivò  il rintocco della morte  nell’oscurità
e  nel Silenzio il mio cuore solitario
comprendeva l’ingiusta lacerazione
la crudeltà subita.

Scartata in un istante la mia vita.
Papà non ce l’abbiamo fatta!
Sai  ad Auschwitz ci portarono e
l’arrivo  persi ogni traccia di  mamma ed Ester.
Quella stessa notte il fumo del camino
scrisse in Cielo  i loro nomi!
Io non lo sapevo e  invano nel campo le cercavo!
Guardavo quel dipinto a Birkenau
volevo le mie bambole e le mie fiabe
volevo andare in bici spensierata
e mangiare il dolce con le noccioline
e i  semi di papavero
cercavo un punto fermo
un pensiero cui aggrapparmi.


Un giorno vidi una ragazzina passeggiare
cercava erba da mangiare e là vicino
al filo qualcuno le passò qualcosa.
Lei sicuramente è viva lo sento nel mio cuore
allegra e spensierata in bici  non è andata
cresciuta troppo in fretta col numero tatuato
e  magari scrive ricette  appetitose in un blog!

Il tramonto di Fossoli di Primo Levi

Io so cosa vuol dire non tornare./ Attraverso il filo spinato/ ho visto il sole scendere e morire;/ ho sentito lacerarmi la carne/ le parole del vecchio poeta:/ "Possono i soli cadere e tornare:/ a noi, quando la breve luce è spenta,/ una notte infinita è da dormire". Primo Levi, 7 febbraio 1946 COMMENTO Primo Levi scrisse Tramonto a Fossoli dopo la fine della guerra. Erano passati quasi due anni dalla partenza del poeta da Fossoli per Auschwitz. Come quella omonima al titolo del libro "Se questo è un uomo", intende descrivere la situazione in cui, per una indescrivibile follia, si sono trovati milioni di persone. Tutti vedendo tramontare il sole attraverso il filo spinato del lager che li teneva prigionieri, riflettevano sulla precarietà della loro vita. Alba e tramonto, considerati due momenti particolarissimi della giornata, commoventi e stupefacenti per la loro bellezza: tuttavia è possibile paragonarli, per analogia, alla nascita e alla morte, periodi particolari della vita umana. Così avviene per Primo Levi. Il tramonto ricorda al poeta non solo la fine dell’esistenza ma anche l’imminente buio della ragione umana. Sulla pietà prevale infatti la barbarie della distruzione portata dalla guerra e dalla volontà di sterminare un’intera razza. La notte, con tutti i suoi pericoli e i timori che suscita, si può paragonare al buio dell’odio. E quando si spegne la luce della vita e della ragione, agli uomini e alle donne non rimane che un infinito sonno senza memoria. E’ da ricordare che tale esperienza è presentata con "le parole del vecchio poeta", Catullo, del quale il nostro riprende il distico riflessivo del carmen V: la percezione che breve è la durata della vita rispetto all’eternità della morte, con una differenza profonda. Mentre il poeta latino riflette sulla sua esperienza di uomo innamorato, il poeta che è stato tatuato ridona un senso esistenzialmente più drammatico ai versi.

martedì 17 aprile 2012

Sergio De Simone (morto il 20 Aprile 1945)

Chiudo gli occhi perchè figlio dell'Ebrea.
Pezzo scaricato ad Auschwitz-Birkenau
il 4 aprile del '44 con l'arrivo del convoglio25T.
Non sono più un bambino da quel giorno:
rasato sono diventato A179614.
Con me nella baracca c'erano le cuginette
simpatiche alla Kapò prima di uscire
nel cortile per l'appello
"Non muoverti" mi dissero.

Non ascoltai e l'angelo della morte
ha insudiciato il passo.

Restano le mie immagini al di là del filo.
Non ho avuto il tempo di fare lo sciuscià
lo scugnizzo con la faccia sporca
rincorso dai compagni per le strade.

L'Ebrea era la mamma per la nonna
e così un lungo viaggio
lontano dal profumo dei limoni
m'ha portato a Fiume.
Il pendolo ha fermato là il tempo della gioia
e alla Risiera di San Saba ha trascinato noi.

Volevo essere il bimbo sorridente di un dipinto
andare a scuola e leggere libri e ancora libri
riempire il tempo libero coi giochi all'aria aperta.

Volevo una casetta con due stanze e
acchiappare la farfalla nel nicchio della lampada
volevo giocare a dama con la mamma
mangiare pane burro e zucchero.

Volevo andare a mare, tuffarmi e divertirmi
calcolare la rotta di una nave
con la stagione avversa.

NIENTE per me di tutto questo!

Forse, voi che oggi a me pensate,
ricordate che ero bello e che la mamma
non ha voluto credere che fossi finito nel camino
sopraffatto dall'inganno dell'uomo nero nero
che mi ha fatto tanto tanto male.

Ricordatemi ogni tanto con una rosa bianca bianca
e quando a mare andate prendete un sassolino
e guardatelo ogni tanto
quando siete tristi o avete voglia di gridare UFFA!

Eduard Reichenbaum (morto il 20 Aprile 1945)

Pensavo di afferrare tra le stelle la felicità
volevo entrare nel respiro dei pianeti
lanciare grida tra le fessure dello spazio cosmico.
"Gli ordini sono ordini" è ciò che sento
e urla la mia mente ottenebrata
e dalla febbre lacerata.
Dove sono?
Non termina il dolore
palpita ancora il mio cuore
solo per poco e sono come
un aquilone strappato
disperso a mezz'aria.

Gettato nel forno e uscito dal camino!

Jacqueline Morgenstein (morta il 20 Aprile 1945)

Volevo semplicemente abbracciare la mia mamma
con lo sguardo traboccante di cuore tanto grande.
Ero entrata nell'adolescenza piena di sogni
ogni volta che guardavo il Cielo
cercavo un cavaliere per il valzer
nella costellazione.

Poi la svolta e la casa di Parigi
trattenne ogni mia gioia.
Sciupata ogni bellezza con la brutta svolta.
Orribile avventura? Incredibile?
Non ci son parole: tu noi puoi capire.

Giunse infine il momento dell'addio
del commiato senza abbraccio
senza sorrisi e consolazione.

Solo ieri sognavo giocando con le bamboline
di tenermi stretta stretta alla mia mamma.
In questo buio senza stelle un altro inganno:
"Venite, svelti, forse ci sarà la mamma"

domenica 15 aprile 2012

Edo (Eduard Hornemann) morto il 20 Aprile 1945

Mamma volevo rivederti
mi ha imbrogliato e Lexie ho trascinato
undici anni di gioia e poi l’inferno
crudele il destino per ogni stella gialla.
Nel dolore e nel fumo di un camino
sancita la separazione.

Mamma volevo baciare le tue mani premurose
prendere un tulipano nel giardino e
legarlo a un nastro rosso per donartelo
volevo diventare grande e contare rughe
e ancora rughe di saggezza sul tuo volto.

Mamma volevo correre
di qua e di là da medico
non ho potuto starti
accanto per l’ultima carezza.
il tifo ti aveva già portata
via e non me l’hanno detto.

Ero già orfano e non lo sapevo!

Un treno bello m’hanno fatto prendere
speravo di vederti e invece
inganni e ancora inganni!
Anche il babbo era salito
in Cielo e non me l’hanno detto!
Lui da Auschwitz a Dachau è andato
e poi in Marcia a Sachenhausen
e il freddo gelido
e la fame l’hanno attanagliato.

Mamma in questa notte maledetta ho visto tutto
e il sonno della morte stende il velo su di me.

Lexie (Alexander Hornemann) morto il 20 Aprile 1945

Non ho avuto tempo di crescere
ed oggi tanti adolescenti
nel silenzio di un cortile
ricercano i passi miei dispersi
in fumo nello scontroso giorno
e il mio calvario e la mia mattanza.

La fame mi aveva fatto magro
sognavo di fare il chef e aver le stelle
il cucchiaio di legno e il mio cappello
cantano sott’acqua e piangono coi bianchi tulipani
e lo sciabordio del vento al vecchio mulino si ferma.

La stella gialla portavo al petto con orgoglio
nelle notti di paura bagnavo il mio bel letto.
Per la furia improvvisa dei Nazisti da casa
un camion ci portò da Eindhoven a Vught.
Era il 3 giugno del 44 ed eravamo in 400.
Poi un viaggio e ancora un altro in treno
e turbato a morte persi il sorriso quando
il bacillo mi iniettarono con l’inganno
e la promessa di farmi vedere la mamma.
Ora posso solo chiedere a voi ragazzi
di vivere la vita che non vissi!

Lexie Hornemann (morto il 20 Aprile 1945)

Non ho avuto tempo di crescere
ed oggi tanti adolescenti
nel silenzio di un cortile
ricercano i passi miei dispersi
in fumo nello scontroso giorno
e il mio calvario e la mia mattanza.

La fame mi aveva fatto magro
sognavo di fare il chef e aver le stelle
il cucchiaio di legno e il mio cappello
cantano sott’acqua e piangono coi bianchi tulipani
e lo sciabordio del vento al vecchio mulino si ferma.

La stella gialla portavo al petto con orgoglio
nelle notti di paura bagnavo il mio bel letto.
Per la furia improvvisa dei Nazisti da casa
un camion ci portò da Eindhoven a Vught.
Era il 3 giugno del 44 ed eravamo in 400.
Poi un viaggio e ancora un altro in treno
e turbato a morte persi il sorriso quando
il bacillo mi iniettarono con l’inganno
e la promessa di farmi vedere la mamma.
Ora posso solo chiedere a voi ragazzi
di vivere la vita che non vissi!

sabato 14 aprile 2012

Roman Zeller (morto il 20 Aprile 1945)

Poco importa dove sia nato
e non lo indovinerete mai
come il giorno del mio genetliaco.

Pensate solo che sia stato matto da legare
a fare il passo avanti.
Non ho potuto andare a scuola
e leggere i libri che riempivano
i miei sogni a Birkenau.
Una brutta foto sul marmo verde:
e sofferenza e sofferenza tanta!

Non volevo una piazza intitolata
volevo andare a scuola
camminare sotto il cielo blue pavone
volevo andare in giro per il mondo
con la barca a vela.

Volevo rivedere la mia mamma
andare a casa e tirare la coda del mio gatto
rincorrerlo col gomitolo di lana
stendermi sull'erba fresca e correre
verso il lago con l'aquilone colorato.

La scacchiera della mamma
a Birkenau ho lasciato
il cavallo nella tasca dei miei stracci
varcherà il cielo lontano senza sogni
la mia cenere sfarfalla all'alba
chiedendo una preghiera a te:
studia al posto mio
acchiappa il vento dell'amore
distruggi l'odio che ti sta intorno
raccogli le voci del Silenzio
e non dimenticare me e i tanti
la cui vita anzitempo e senza rughe fu spezzata.

Eleonora Witonski (morta il 20 Aprile 1945)

Un barlume di vita compimento e limite
potrò dirti addio mamma?
E il bacio della buonanotte?
Volevo vederti e Roman contento
mi ha convinto e abbiamo fatto
il passo avanti dell’inganno.

Tutto quello che non potremo fare
sarebbe stato importante
i nostri sogni appiccicati ancora
nella nostra stanza
a casa e poi sul treno
le bamboline sul mio letto
non c’era tempo nella fretta.

Con un tonfo son rimasta a terra
come raccontare l’inquieta sofferenza?
Solo la trottola ora piange
bruciando nella vecchia stufa.
Mamma lo prometto non saremo un’eco
sotto le stelle indifferenti.

Si è spenta in questo infausto giorno la mia vita.
Loro gli aguzzini ora pronti a festeggiare
ubriachi si addormentano e colpa
a colpa alla loro vita aggiungono.
Rimorso? No! Il silenzio li proteggerà
Un giorno poi li inseguirà un giornale
qualcuno alzandosi scoprirà tutto e le nostre
foto troveranno e tante prove nel baule.

La scia infinita del fumo e della cenere
attirerà le pietre abbraccio silenzioso
di fanciulli e ancor fanciulli nelle scuole
e il fragore del ricordo
d’inchiostro e di farfalle
nelle strade l’aria addolcirà.

martedì 10 aprile 2012

Le farfalle, l'olocausto e la poesia

Amo le farfalle e da piccola cercavo sempre di conservarle mettendole dentro un bicchiere capovolto. Le fragili ali immancabilmente si sfaldavano e io piangevo.
Poi lessi una poesia. Era di Pavel Friedmann, un ragazzo morto durante gli anni dell'Olocausto nel campo di Terezin. La lessi in inglese e la tradussi. Quando insegnai a Panarea per due mesi circa feci studiare la shoah in modo approfondito visto che insegnavo Inglese, Italiano, Storia e Geografia. La Farfalla fu un MUST.
Poi venni a sapere che al Museo dell'olocausto si volevano raccogliere le farfalle in ricordo dei bambini vittime dell'Olocausto.
Gisela Schenker aveva un tappo di sughero contenuto in una bellissima farfalla. Era Ebrea di Cracovia e nel 1939 quando con la famiglia tentò di andare verso oriente si portò il prezioso tappo. Fu il suo portafortuna. Lei ed il figlio Alexander arrivarono a Lvov. L'anno dopo furono deportati in Siberia ed il giovane fu costretto ai lavori forzati. Quando furono liberati, madre e figlio riuscirono a trovarsi con la nonna e andarono in Tagikistan prima di riunirsi in America con il resto della famiglia. Ora il Museo dell'Olocausto degli Stati Uniti vende una spilla che è la riproduzione della farfalla del tappo di Gisela. Questo è quello che ho imparato oggi navigando su internet alla ricerca di una preghiera da far leggere ai miei alunni alla cerimonia della Rimembranza dei bambini uccisi a Bullenhuser Damm.
Il cerchio si chiude. Le farfalle per me sono ricordo dolce dell'infanzia e per questo motivo ho scelto di far partecipare gli alunni della scuola al Butterfly Project in memoria delle innocenti vittime dell'Olocausto. Oggi mi rendo conto che sono il tesoro di chi è sopravvissuto agli anni più bui della storia dell'umanità.
E in quante mie poesie esse sono un tema ricorrente!

A Nino Marchetti, un Gentiluomo tra i Giusti

Odora di nespole e limoni
il tuo giardino e di rose
rosa l’affetto che ci annoda
unico amico di mio padre
straniero in quel di Paradiso
molteplice dono per l’Eternità.
Chiudo gli occhi e dal Camogli
tuffi e ancora tuffi nell’Egeo minato
e una ragazzina ebrea con la madre
sono nel tuo letto a riscaldarsi
e tu che i Reider hai salvato
sul ponte freddo passi la notte
e guardi le nuvole passare in Cielo.
Una cartolina censurata e queste foto
a ricordo di orribili spasmi nell’addome
a pochi risparmiati e giorni di vita
regalati dopo l’esplosione.
I Giusti non son Santi
a volte eroi dimenticati
mai di gloria affamati
botte e pugni hanno preso
e la luna è ancora indifferente.

lunedì 9 aprile 2012

Januz Korczak

Dottor Korczak è un film del ’90 sulla mia vita.
In ricordo del mio altruismo nel ghetto
di Varsavia e dei miei scritti di educatore
le Nazioni Unite hanno adottato
la Convenzione dei Diritti del Bambino.

La mia vita
luce sull’uomo e le sue fragilità
uomo che lotta per la dignità
non ha ancora il suo posto
negli scaffali della storia.

Ora porta il mio nome
la scuola di Bullenhuser Damm.
Qui la scultura è pesante
pregna di tremendum
piange pure la pietra:
l’uomo ha macchiato di sangue
l’arcobaleno dell’amore
quando a Treblinka nelle camere
a gas mi strappava alla vita
coi miei duecento fanciulli.

20 Aprile 1945

L’ultima nuvola di fumo nera nera
in alto assetata di colori
da sola spazia e s’inciela
dopo il grido silenzioso.

Un grumo di dolore
già da qualche settimana
lascia una prova
una lista per la Croce Rossa
e accompagnano la cenere
dispersa nomi, età, nazioni
e strazianti foto
di trapassato orrore.

Lettere da ricomporre
il mattino poi raccoglie
nella bolla della vita
stracci e giochi pochi
recisi col sorriso
di chi un passo avanti ha fatto.

L’aria intorno uno strano odore
amaro ha e incide nomi
e ancora nomi sulle pietre bianche.

Non c’è delitto perfetto.

Questa strage anomala
lacera ancora anno dopo anno e
cerca nel filo del vento
di memoria il filamento
e volge un pensiero al tempo
lontano dalla gioia e
l’alfabeto dell’AMORE
tra farfalle e rose bianche
lascia la traccia della Rimembranza.

mercoledì 4 aprile 2012

Georges-Andrè Kohn (morto il 20 Aprile 1945)

Bucce di patate ieri
nell'immondezzaio cercavo
tra cenere e rifiuti per nutrirmi
insopportabile le strette di catene
io pezzo da soma il Rollwagen
conducevo al crematorio.

Risa infantili voci intense e urla
al suono della campanella qui non odo.
Io, parente di un banchiere
lenzuola pulite e giocattoli più non ho.
Il freddo di novembre punge
un cappotto mi sono preso e delle scarpe
nel tragitto e sembro
un figurino d'altri tempi.

Chiudo gli occhi
vedo il cortile pieno
di ragazzine con le trecce
mangiano dolci alla mia festa
scoppiano a ridere
ed io mi sento un re.

Ahimè è solo un sogno!

Apro gli occhi e le bambine
qui non hanno trecce
rasate come me
con gli stracci addosso
sporche hanno fame e freddo
e macchiette di sangue delle cimici
e fanno solo smorfie di dolore
e zitte piangono.

Oggi SON FELICE
ho fatto un passo avanti
e fischia correndo il treno bello
e andrò a unirmi alla mia mamma!

Marek Steinbaum (morto il 20 Aprile 1945)

Mamma ho fatto un passo avanti
ti ho vista solo salutarmi
da lontano e una musica
continua e lancinante
è il groppo in gola.

Mamma ho fatto un passo avanti
ma non sei qui accanto a me
a tirar fuori il fazzoletto
quando piango e a darmi un
bacio se la luce mi ferisce.

Mamma ho fatto un passo avanti
sono stanco e ho la febbre alta
vorrei giocare a carte con papà
intorno a me solo nuvole nere.

e tanto freddo...

Mamma ho fatto un passo avanti
dove sei? ho tanto sonno!
qualcuno borbotta una canzone
e sono al punto di non ritorno
"gli ordini sono ordini".

Mamma ho fatto un passo avanti
baci e abbracci mando a te e a
papà con la nera cenere che
dal camino uscendo in cielo
scrive Marek Steinbaum.