venerdì 30 marzo 2012

Un gentiluomo tra i Giusti

Nino Marchetti abitava a Paradiso in una casa con giardino pieno di rose che curava con tanto amore di fronte casa mia e lo conoscevo da sempre. Ero che aveva amici in Israele perché una volta ci regalò una confezione di caffè istantaneo che gli avevano mandato da là. Successivamente venni a conoscenza del suo eroismo.
Con una lettera 23 Giugno 1972 il Presidente del Comitato per la celebrazione del centenario della emancipazione degli Ebrei Italiani gli inviò una medaglia d’argento commemorativa riconoscendo in lui “titoli di alta nobiltà e solidarietà umana.”
Il 18 Ottobre 1940 il Pentcho, un battello fluviale proveniente dal Danubio con 510 ebrei naufraga nel Mar Egeo nei pressi di Camillonisi. Gli ebrei a bordo sono diretti in Palestina per sfuggire alle leggi razziali. Il dragamine Camogli si trova nei paraggi ed il nocchiere Orlandi mobilita i marinai all’opera di salvataggio pur essendo a conoscenza delle leggi razziali. Il mio amico che si trova a bordo si prodiga senza esitazione e con tanto slancio facendo la spola e attraversando a nuoto il bassofondo rischiando la propria vita. Il coraggio lo risparmia dall’esplosione di mine e Nino può accogliere nella sua cabina ben 15 naufraghi tra cui una ragazzina sedicenne di nome Miriam che riesce anche a vestire e nutrire a proprie spese.
A Rodi la Camogli sbarca i naufraghi che finiscono in campo d’internamento. Il giovane messinese continua ad aiutare come può la famiglia Rosenberg e la famiglia della ragazzina dai capelli lunghi portando loro cibo e acqua. Un giorno i militari tedeschi che già s’impongono sul territorio degli internati lo aggrediscono e lo feriscono seriamente. Dal Campo di Rodi Nino riceve una cartolina che porta il timbro della censura.
Rosenberg grato a colui che gli ha salvato la vita gli scrive una cartolina ogni giorno finché vive.
All’armistizio Nino Marchetti è catturato dai tedeschi ma riesce a sfuggire alla sorte dei compagni trucidati.
Dopo la guerra Nino Marchetti riceve l’onorificenza di Cavaliere Ufficiale al merito per gli atti “di altruismo e coraggio “ da lui compiuti. Nel 1972 va in Israele invitato dai superstiti del Pentcho che lo festeggiano perché non hanno dimenticato la sua generosità. E molti sono felici di rivederlo. Nel 1980 Nino Marchetti diventa commendatore della Repubblica. Uomo riservato non racconta la sua avventura e neanche quando muore a 78 anni nel 1992 si viene a conoscere in città del suo generoso gesto. La rivista SHALOM lo ricorda in qualche articolo come pure chi ha curato il breve saggio FERRAMONTI.

mercoledì 28 marzo 2012

Riwka Herszberg

Nell’inverno che già passa
orme di fame e di dolore
nella neve gelida lascio
e una macchia rosso tulipano.
Una montagna di corpi martoriati
e la mia grigia nuvola di fumo
è ancora una tenera lettera d’amore:
”Mamma ho fatto un passo avanti per vederti!”

Freddo e preciso l’ordine
scendo dal camion e svestita
in tutta fretta
nella cantina sotterranea
tutti i sogni alla morfina lascio.


Poche le leggi dell’Orso
alto il conto da pagare
con quel passo avanti
e restano pochi ricordi nel ritmo
superbo di una cavalcata.
Sein Bild:ich weih’s.

Un passo avanti
e l’odio lacerante m’appende al gancio
e nella cenere il mio nome scrive.

Passati sono gli anni
oggi mi ricordi
e nella quiete del Cielo
sale insieme alle farfalle
e leggero vola
un palloncino bianco.

domenica 25 marzo 2012

Il giardino di Franta Bass (1930-1944)

Piccolo il giardino
di rose folto e profumato.
Stretto è il sentiero
che il bimbo percorre.
Un bimbetto, un bimbetto grazioso
come un bocciolo che si apre:
quando la rosa sboccerà
il bimbo più non ci sarà.
Franta Bass (1930 – 1944)

venerdì 23 marzo 2012

Nel lager

Sono solo corpi quelli che qui s’aggirano
hanno perduto l’anima,
nomi del registro dello scribacchino,
carcerati: uomini, ragazzi, donne,
gli occhi fissi nel vuoto
in briciole lo sguardo spento
lunghe ore nel fosso buio,
soffocati, schiacciati, picchiati alla cieca.
Gemiti e tormenti, pazzia, terrore,
some calpestate si muovono carponi...
Le orecchie come strappate al corpo
non possono più ascoltare.
E’ finita la loro vita
manca la forza per ribellarsi!
La sveglia spacca i cuori stridendo.
Fatica e ancor fatica devastante
Strappati al colore dell’umanità
rigidamente tatuati marcati
come bestie da macello e aspettano il becchino
e nel recinto fetore puzzolento.
Paura, orrore nel volto
e di notte, lo sparo atterra un altro…
e nessuno ha visto l’uomo
e lui senza lamenti in mezzo a loro
trascina la nuda croce verso il calvario.

La Farfalla di Pavel Friedmann

L’ultima, l’ultimissima,
così meravigliosamente splendente
e intensamente gialla.
Se le lacrime del sole potessero cadere
cantando sulla pietra bianca...

Volava via in alto
questo giallo intensamente giallo
nella dolce leggerezza.
E’ volata via perché
ne sono certo
desiderava lasciane il mondo
con un bacio d’addio.

Vivo qui dentro in questo ghetto
già costretto da sette settimane.
E qui ho ritrovato ciò che amo:
mi attirano i fiori di tarassaco
e i bianchi rami del castagno
candeliere nel cortile.

E’ solo che qui farfalle più non vedo.

Quella era proprio l’ultima:
le farfalle non vivono qui
nel ghetto.

Pavel Friedman nacque a Praga  e aveva circa 17 anni quando scrisse la poesia. Poco si sa di lui ma è certo che fu ucciso ad Auschwitz il 29-9-1944.  Questo  testo, con altre poesie e disegni dei bambini che vissero in orribili condizioni di vita, fu pubblicato in un libro I never saw another butterfly: Children’s Drawings and Poems from Terezin Concentration Camp 1942-1944 a cura di Hana Volavkova, New York: Schocken 1994. La poesia fu scritta il 4 Giugno 1942 e l’originale scritta a macchina da scrivere su carta leggerissima porta la data del 4-6-42 sull’angolo a sinistra e fa parte della raccolta di poesie donata al National Jewish Museum durante una campagna di raccolta di documenti. La farfalla ha un potente valore simbolico nel contesto di vita del  fanciullo e molto è contrapposto al pessimismo della poesia.

domenica 18 marzo 2012

Licht per ricordare Dietrich Bonhoeffer

Nel mio buio penetra la Tua luce,
in questa solitudine Ti sento accanto
mi manca la forza e m’ aiuti
sono irrequieto, e mi doni la pace
la mia amarezza tramuti in pazienza
le Tue vie non comprendo
e Tu se con me in questo Calvario.

mercoledì 14 marzo 2012

Papà perchè sei triste?

Scorrono innanzi come un film ricordi del passato.
Mi prendono i Tedeschi dopo l'Armistizio
e salgo insieme a tanti altri
su un carro bestiame.

Folta è la vegetazione
e il treno ansando va:
siamo ufficiali
un migliaio
e solo qualcuno entra alla RSI.
Prigionieri politici dunque!

Prima d'entrare al campo
ordina urlando una guardia:
"sedetevi su questo spazio erboso".
Un ragazzo polacco
confuso tra la gente
mi mette in tasca una patata cotta.
Poi gli spari degli inseguitori
e non so se in quel di Bergen
Belsen lui si salva!

Estenuante l'appello
mattina e pomeriggio
leggera la dieta:
tè a colazione
finta minestra a pranzo
un pò di pane nero e margarina a cena!

Sul fronte russo già si mette male
e per noi comincia un'altro viaggio:
Wietzendorf è la meta.

Tre giorni dopo una sosta
e alla stazione ecco una folla d'ebrei
stremati, affamati, infreddoliti,
con stracci polverosi addosso.
Una donna magra magra
seduta sulla neve
in disparte
allatta il suo bambino.

Al campo siamo tremila
tutti italiani e
qui dove il tifo petecchiale
ha sterminato prigionieri russi
tanta è la fame e in molte camerate
si mangiano topi e ratti dalle fogne.

lunedì 12 marzo 2012

Appassirete come i tulipani

Sono l'ultimo della fila
tutti a piedi nudi
scendiamo nel bunker
e poi per noi
completamente nudi
si apre la cella.

Sghignazzano le guardie
e in cielo c'è ancora l'eco
delle voci che gridano
" Appassirete come i tulipani"
L'eco penetra e brucia i nostri cuori
lancinanti i morsi della fame
e beve chi può la propria urina
e i secchi restano vuoti e asciutti.
Se chiedi pane e acqua alle guardie
ti danno calci al ventre
e botte e ancora botte.

Per tutto il sotterraneo
si diffonde di Kolbe la preghiera
e di rose e gigli odora l'aria intorno.
Lui con occhio sereno bello e raggiante
porge il braccio al suo carnefice
e la preghiera è sulle labbra.

Un bassorilievo ora al blocco 11
canta e ancora canta di gioia
Homo homini
e brilla la luce eterna
poesia è l'Amore
lezione all'Inferno
gioia esaltante
lampo di diamante
e del carnefice resta il commento:
"Questo prete era davvero un galantuomo"