lunedì 24 settembre 2012

Arrivederci in Paradiso


“Niente polemiche”  e hai scelto  di andare sotto i ferri per  toglierti
quella massa che ti impediva di essere bella e pulita davanti all’Altissimo.
Scorrono veloci i frammenti della vita e sovrapposte immagini
mi portano di qua e di là dal mare nei cinque continenti:
foto in bianco  nero esaltano la tua bellezza
il tuo sorriso candido e la tua gioia nel servire gli altri.
Ah !se avessi potuto risparmiarti qualche sofferenza
eliminarti qualche medicina:  “buone sono le analisi,
tua madre non ha nulla, solo la vecchiaia”  e invece in poche settimane
hai perso l’agilità e le forze, ci voleva qualche trasfusione e invece...
Cardiologo, chirurgo vascolare  al tuo capezzale in questa estate torrida
trascorsa sempre insieme, attimo per attimo seduta nella sdraio e non
nella poltrona logorandomi perché non fossi medico.
Quando la fine è sopraggiunta hai fatto la tua scelta ed io l’ho rispettata.
Mamma, sei stata proprio grande! E ora so perché!
Ho compreso tutto leggendo il diario di papà!
Quanto l’ho cercato la scorsa settimana !
Sabato mattina tu mi eri accanto ad indicarmi il posto
Tra il canto del pane e il libro della mia vita.
 “Mamma  quando ti sveglierai o ci sarà papà o ci sarò io!”
E c’era proprio lui ad aspettarti per prenderti la mano.
Volevo farti il funerale  oggi perché ci fosse qualche parente.
È stato optato il sabato e niente veglia in chiesa per il caldo.
Nessun parente stretto  ma solo una gran festa
per suggellare le tue nozze  in Paradiso!
Vestita a festa col cerchietto in  capo e il rosario di Karol tra le mani
ti attendeva l’addobbo di rose bianche in chiesa
dono di Dio per te e papà e coronare  il vostro sogno per l’eternità.
Ora scrivo con le parole dell’amato sposo,
prendendo le parole dal suo diario del 49:
”Il tempo scorre  nel tempo come le acque
scorrono su se stesse e ancora noi siamo lontani
dal raggiungere la via che conduce all’altare…
andiamo in cerca del viale di rose dove miriadi di petali
lo cospargono e il suo intenso profumo ci inebria e quando
 l’avremo raggiunto usciamo dal tetro letargo di spine
per respirare l’aria della felicità…
Mamma, per papà eri l’eterna compagna e scriveva così:
“sei troppo bella, o per lo meno così appari ai miei occhi,
ma in fondo hai un’anima che vale più di ogni altra bellezza”
Ti voglio molto bene , e quando ti cullerò tra le mie braccia,
proverò la gioia di addormentare la mia cara bella bambina.
In fondo sei una bambina, di donna hai tutto, ti manca la maturità,
l’avrai e sarai la più brava di tutte le spose “
Solo tu puoi colorare la mia vita e dare vigore ai miei anni
Rendendoli col colore del tuo soave sorriso, verde come i bei tempi.
… Lottando supero ogni avversità Vi è l’amore in Dio
e l’amore in te che mi tolgono dal baratro della follia.
Dio mi da la luce e la speranza e tu la forza di vivere,
e di amare te e la vita. E quando prego il buon Dio
mi sento sospeso in una beatitudine celeste.
Un giorno ne sono certo che mi ricompenserà,
e le mie passate sofferenze saranno gioia per il
resto della mia vita” e cosi è perché  il tuo   è stato
 un banchetto molto speciale e in compagnia degli Angeli
e dei Santi  hai celebrato l’anniversario di matrimonio più bello.

sabato 25 agosto 2012

Bullenhuser Damm Butterfly Collection

And at last all my twenty butterflies are finished. I have been working all summer, every minute I could since my old mother needs to be taken care of. My terrace is  overcrowded, scissors, paper,  magazines and all sorts of things useful for my project Thinking about those twenty children  murdered under horrible circumstances  how couldn't  I take part in the project began by the Holocaust Museum in Houston in 2001. They are collecting 1,500,000 butterflies in memory of the children who lost their lives. Butterflies are the symbol of hope and now we need to hope for a bright future because terrible things still involve children in the world. My butterflies are unique. Bidimensional they all have sentences and objects related to the story of the children killed on April 20th 1945. I am a teacher and poet and not an artist but I decided  to get involved and do my best in memory of my angels with pink and blue wings. Now it's time to make better photos and make a little video to illustrate all butterflies. SIde two of each  butterfly has got the name of the child embedded in something related to the child. Sergio de Simone is sorrounded with shoes of a trendy Italian brand teeagers love to wear. Its bright colours seem to move just like that step forward which put an end to his life. Wasserman means Waterman so that butterfly has got the colours of the sea and it's sorrounded by shells. Riwka Herszberg's life had been spared because a Nazi officer used to take her horseriding with him. Her butterfly is yellow and a long pony tail and a hand reminded me of the dreams she couldn't have. Please look careful at all details of my butterflies and share my facebook album.

sabato 9 giugno 2012

TG


E i bambini siriani continuano a morire!
Chimurenga  creatura di Ntone Edjabe èvoce
dell’Africa con le sue diecimila copie.
E’ come il New Yorker che non dedica
spazio  alla ragazzina che ha vinto
 la gara di spelling con la parola guetapens.
E i bimbi siriani continuano a morire.

Ginnastica dolce  si propone per chi soffre di Parkinson.
A Londra giorni e giorni di preparativi
 per lo storico Giubileo di Elisabetta
Carlo sorride  ancora per un aneddoto divertente:
“ mamma mi faceva il bagnetto con la corona”.
Bolt è sicuro di migliorare il record dei 100 metri
Justin Bieber è l’idolo delle fanciulle
E qualcuno pensa di annettere un parco per cani
al ristorante per attirare clienti.
E i bambini siriani continuano a morire.

In Colorado cresce l’economia della birra
Con il sole  splendente e luccicano
come monete d’oro le onde dello Stretto.
In Emilia devono abituarsi ancora alle scosse
al disastro dell’economia ai nuovi poveri
da aggiungere ai tanti che il posto hanno perso.
E i bambini siriani continuano a morire.

Romney attacca Obama ma Michelle presenta un suo libro.
La compagna di Hollande attacca la rivale in  amore
Dilaga in Scozia la malattia dei legionari
In Egitto c’è una specie di Golpe
In Grecia forse scelgono di togliere l’Euro
Qui da noi è arrivato Scipione e si fanno
nelle  scuole gli esami esami con l’afa
E in Siria continua  il massacro di tanti innocenti
Genocidio anche questo e  il mondo resta ancora
Indifferente!



domenica 27 maggio 2012

Messina, ieri, oggi e domani

Chiudo gli occhi  e vedo una bella donna energica e attiva. Non l'ho mai conosciuta. Era una delle mie bisnonne. Donna Peppina era molto conosciuta. Ai suoi tempi era una Madama al Teatro Vittorio Emanuele. Teneva le redini della sartoria del Teatro della nostra città. Ma anche in casa era una donna forte, brillante e pensava molto ai cambiamenti che  ci sarebbero stati e quindi spinse la mamma ad  andare in bicicletta. La mamma fu poi emulata da tutte le amiche i cui fratelli  avevano una bici.  Oggi ricordo con affetto questa donna perchè per il Teatro Vittorio Emanuele si parla di chiusura.  Animava la vita culturale della nostra città e la nonna ricordava sempre che la notte del terremoto del 1908 scappando da casa i suoi genitori si erano portati dappresso lo zucchero a zollette e il caffè acquistato da Micali. Rimasero sotto le macerie otto giorni ma sopravvissero grazie allo zucchero!! Era cosi raffinata la bisnonna che comprava lo zucchero a zollette!!! In vecchie foto in cui mia madre giovinetta andava anche in vespa, si nota che passava il tram davanti casa.
Il tram a Messina è ricomparso in anni recenti, collega la città dal Museo al Policlinico. Ora non ci sono soldi per l'azienda trasporti. I netturbini non sono retribuiti da mesi. le strade sono pieni di buche e i pini marittimi con le loro radici hanno dissestato marciapiedi e viali. Manca il lavoro. Tanti "vendesi" ma i soldi dove sono?
All'angolo della mia scuola vendono granite con briosche a un euro. Ieri nella mia ora buco ho fatto quattro passi e mi sono accorta che c'erano più di cinquanta persone che a mezzogiorno prendevano la granita. Non era ora di colazione e mi  sono resa conto che tutte quelle persone, giovani e non quasi sicuramente mangiavano la granita perchè era  forse quanto potevano permettersi per pranzo!
Quale futuro per la nostra città? L'immagine che essa offre ai tanti croceristi che passano solo qualche ora è quella di una città disordinata, caotica, sporca. Eppure la città ricostruita dopo il terremoto è una città ricostruita sopra le macerie. Sotto le migliaia di vittime del tremendo sisma. Una città costruita su un sacrario merita un futuro, merita che chi ci è nato possa dare il meglio di sè. La città di Antonello, la città in cui ha insegnato Pascoli, dove è cresciuto Quasimodo, la città di Boner e Castronovo, la città dove  Giorgio La Pira e Salvatore Pugliatti animavano con altri l'Accademia della Scocca, ha bisogno di scuotersi di risollevarsi. Abbiamo un Museo ricco di cose pregiate, opera finita e mai inaugurata e cosi chi viene a visitare la città non può ammirare quei tesori che restano sconosciuti anche ai cittadini. Un mese fa, ospite della manifestazione conclusiva della giornata della Memoria invitavo le autorità a fare nella nostra città Il Parco della Rimembranza per ricordare il gesto eroico di Nino Marchetti che salvo' 15 ebrei naufraghi del Pentcho. Ci tengo molto che ciò si realizzi anche perchè ci sono le condizioni per farlo.  Piena di speranza e combattiva come la bisnonna Peppina mi affido all'intercessione dei Santi Messinesi, Annibale ed Eustochia, perchè la nostra città che è una città Mariana possa lasciarsi presto alle spalle brutture e crisi e tornare ad essere una città vivibile, una città i cui abitanti animati dall'amore possano dare un'immagine meravigliosa.

lunedì 14 maggio 2012

Hussein Onyango Obama



Il nonno di Barack Obama, il presidente degli Stati Uniti, è stato imprigionato e torturato dagli inglesi durante la rivolta anti-coloniale dei Mau Mau in Kenya. I sentimenti indipendentisti sono stati trasmessi dal nonno al figlio, padre di Obama. E grazie al retaggio familiare Barack Hussein Obama senior ha ottenuto una borsa di studio alle Hawaii, ideata dagli Usa per preparare la futura classe dirigente del Kenya. Un anno dopo l’inizio del corso è nato ad Honolulu il 44º presidente americano.
Con un lungo articolo e foto in bianco e nero dell’epoca, il quotidiano britannico Times, ha rivelato ieri la storia del nonno di Obama. Grazie al racconto della sua terza moglie, Sarah Onyango, che il presidente eletto chiama «Granny (nonna) Sarah». Hussein Onyango Obama aveva combattuto al fianco degli inglesi in Birmania, durante la seconda guerra mondiale e come tanti veterani africani pensava che a conflitto finito l’impero britannico concedesse l’indipendenza al suo Paese.
Non fu così. Nel 1949 il nonno di Obama lavorava come cuoco per un ufficiale inglese, quando venne arrestato. Lo aspettavano due anni di torture nel famigerato carcere di massima sicurezza di Kamiti, alla periferia di Nairobi. «I secondini africani erano stati istruiti dai soldati bianchi di frustrarlo ogni mattina e sera per ottenere una confessione» ha raccontato la nonna 87enne di Obama, riferendosi alle vessazioni sul marito. Il prigioniero, dell’etnia Luo, si era avvicinato all’Associazione dei Kikuyu, la tribù maggioritaria in Kenya, un gruppo segreto che guidava il movimento indipendentista poi sfociato nella sanguinosa rivolta dei Mau Mau. «Mi raccontava come a volte schiacciassero i suoi testicoli con dei bastoni di metallo. A volte bucavano le sue unghie e il suo sedere con uno spillo appuntito, tenendolo legato mani e piedi e faccia all’ingiù» ha aggiunto nonna Sarah. Suo marito aveva 56 anni quando subì queste torture.

La rivolta dei Mau Mau, scoppiata nel 1952 provocò almeno 12mila morti tra i ribelli, mentre 71mila persone finirono nei famigerati “Kenya gulag”. Obama, nella sua autobiografia, accenna brevemente a questa vicenda e scrive che il nonno «risultò innocente». Nonna Sarah sostiene, invece, che il marito lavorando come cuoco per gli inglesi «era un utile informatore del movimento segreto che poi sfociò nella ribellione dei Mau Mau».
Quando Hussein Onyango tornò a casa era un uomo distrutto. Nelle sue memorie Obama ha scritto: «Magro e sporco camminava con difficoltà e aveva la testa piena di pidocchi». Il padre di Obama, seguì le orme indipendentiste della famiglia. Barack Obama senior venne pure lui arrestato per aver partecipato a un incontro a Nairobi dell’Unione nazionale africana, il movimento che portò il Paese all’indipendenza.
Nel 1960 il destino degli Obama si intrecciò con gli Stati Uniti. Il padre del presidente eletto Usa ottenne una borsa di studio all’università delle Hawaii. Il programma voluto da John F. Kennedy puntava a preparare le nuove generazioni kenyote a guidare il loro Paese. Un anno dopo nasceva a Honolulu il futuro 44° presidente degli Usa.

venerdì 11 maggio 2012

Bullenhuser Damm Memorial in my school

  Everything in my house has its own story. It may be a carpet, a lamp, a curtain, a candle, a coin. Things may be  around but it is as if they want to  talk and I listen to them. Whatever they say it's always remarkable and memories fill the air I breath. Then it all comes out from the pen, pencil I have in my hand  and I must  write or say it loudly. Is that the poet in me or the little girl who  never rode her bike to school because she wasn't allowed to? I don't know. Anyway  for  more than two decades twenty little  faces suffering for brutal medical experiments were  kept  silently in my heart. While in Stafford, in 2008 I began writing My Spoon River, or better my Bullenhuser Damm, a collection of  poems about the twenty children. It happened  every now and then. I would write a poem and cry until I had no more tears. I wrote about eight or nine poems while in England. When I came back to Messina I put my orange fancy notebook away. It's a notebook bought in Harrods because whenever I spend time in London I always spend money there!. Actually I had to buy the notebook because I had left  the one I had brought from Italy on the train.  A cardbord then would ask me day after day to do something for the children. Then came the day I wrote a request to the headmaster for a Bullenhuser Damm celebration.  What I had in mind was a Memorial which would last half an hour. I wanted students to bring stones and butterflies  in the beloved memory of the twenty children and I wanted  teachers to lit candles. Two students would read  The butterfly by Pavel Friedmann  in English and in Italian. That was it.
What happened instead still  surprises me. preparing the event and the students took two months. We made a presentation in English and now kids are making videos. One was already posted on youtube, The others are following.

domenica 6 maggio 2012

H. Wasserman (morta il venti aprile 1945)

Era il calar della sera
mi ritrovai ammassata in un cortile
insieme a tanti tutti infelici
e l'odio mi ha fatto volare via.

Ero solo una bambina di otto anni
e in quell'infausta notte le fiamme
nel camino portando me hanno inghiottito
le parole e la salsiccia della mia fiaba preferita.

Ricordi dolorosi e strappati dal tralcio del mio nome:
Helga ?Heba? Hedvia? Hedia? Che importa?
Ero un dono di Dio
ero la gioia dei miei cari
ero la voce di Dio.
Ero.

Il mio nome in un lampo nel buio è scomparso
e tu vorresti ritrovarlo nel vuoto?
Vorresti leggere i miei pensieri?
Ti interessa sapere se avevo delle belle trecce?

Le mie intime lacerazioni, le mie paure
i miei sogni sono rimasti avvinghiati al filo spinato
nella plumbea atmosfera invernale.

La cenere uscita dal camino
ha urlato nel vento
ha spezzato una farfalla rosa
ha affidato il mio tutto
a una sola foto.
Straziante.
Ero.

Ora sono un parco ad Amburgo.

giovedì 3 maggio 2012

Kitty Weichherz


C’era una volta il diario. A volte un papà ne teneva uno per scrivere tutto quello che riguardava la figlioletta. Nel diario, scritto in bella calligrafia, di solito  egli riportava tutto quello che d’importante riguardasse la bambina. Un tale padre fu Bela Weichherz.  Anzi le sue premure di padre iniziarono con i primi sintomi della gravidanza della moglie nel marzo del 1929 e durarono otto settimane. Rappresentante per la Philips, lui e la moglie Esti vivevano a Bratislava mente la famiglia  abitava a Cadca.  Il primo dicembre 1929 nacque Kitty e, Bela Weichherz dalla nascita alla deportazione della bambina tenne un diario. La piccola imparò  quattro lingue, Tedesco, Slovacco, Ungherese e Ceco. Con l’occupazione tedesca, una città come Bratislava fu colpita da propaganda anti-semita. La piccola Kitty dovette abbandonare la scuola pubblica per frequentarne una per Ebrei. Quando la  Slovacchia fu occupata Bela perse il lavoro e dovette ritornare a Cadca e nella città dei nonni paterni Kitty continuò gli studi, ovviamente in una scuola ebraica. Nel 1941 anche  gli ebrei di  quella zona furono arrestati e Bela fu  mandato ai lavori forzati. Ebbe la possibilità di ottenere un permesso di lavoro per la compagnia Rudolf Vaculik.  Nel marzo 1942 la Slovacchia  cominciò a deportare gli ebrei nei campi di sterminio polacchi. Questa famiglia che senti l’identità ebraica solo con la persecuzione e che parlava tedesco tra le mura domestiche, fu deportata il 6 giugno 1942. Nell’ultimo scritto del diario  leggiamo " Avrei voluto che andare con Esti, che è debole e non ce la fa a sostenersi. Kitty è forte per la sua età ma uno vorrebbe poter fare qualcosa per aiutare una bambina in una situazione del genere”. Kitty ed i suoi familiari persero la vita.
Si tratta di due diari che furono ben nascosti durante la Guerra. Chi li ha ritrovati li ha restituiti  alla sorella di Bela,Malvine Pollak. La famiglia  Weichherz  aveva  8 figli Hugo, Martin, Bela, Gyula, Ninka, Josephine, Lotti e Malvine. In seguito i  diari  furono dati a Gertruda Sternlichtova, figlia di Malvine Pollak  che negli anni ottanta li ha dati alla propria figlia Judith Landshut.
Bela racconta di una Kitty dalla personalità complessa, ne narra virtù e vizi. La bambina molto intelligente e perspicace è molto generosa ma risponde pure per le rime se richiamata. Spesso  è ammalata.  Nel 1936  sa già scrivere, contare e dire l’ora  ma spesso viene punita anche con sculacciate quando dice bugie. I due diari contengono disegni della bambina, I suoi primi tentativi di scrittura e circa 250 fotografie che illustrano i momenti significativi della vita della bambina. Lo scopo era un diario di famiglia con album fotografico, certo è che Bela non pensava che decenni più tardi l’intimità familiare potesse essere pubblica.
La storia di un’infanzia slovacca all’ombra dell’olocausto  vista attraverso gli occhi di un padre è stata pubblicata in tedesco e poi tradotta in inglese. Inoltre  c'è una mostra itinerante in otto pannelli che aiuta a  NON DIMENTICARE.


domenica 29 aprile 2012

Ruchla Zylberberg (morta il 20 Aprile 1945)


Ero una dei Venti. Ricordalo!
Era primavera   e non riuscivo a muovermi.
Arrivò  il rintocco della morte  nell’oscurità
e  nel Silenzio il mio cuore solitario
comprendeva l’ingiusta lacerazione
la crudeltà subita.

Scartata in un istante la mia vita.
Papà non ce l’abbiamo fatta!
Sai  ad Auschwitz ci portarono e
l’arrivo  persi ogni traccia di  mamma ed Ester.
Quella stessa notte il fumo del camino
scrisse in Cielo  i loro nomi!
Io non lo sapevo e  invano nel campo le cercavo!
Guardavo quel dipinto a Birkenau
volevo le mie bambole e le mie fiabe
volevo andare in bici spensierata
e mangiare il dolce con le noccioline
e i  semi di papavero
cercavo un punto fermo
un pensiero cui aggrapparmi.


Un giorno vidi una ragazzina passeggiare
cercava erba da mangiare e là vicino
al filo qualcuno le passò qualcosa.
Lei sicuramente è viva lo sento nel mio cuore
allegra e spensierata in bici  non è andata
cresciuta troppo in fretta col numero tatuato
e  magari scrive ricette  appetitose in un blog!

Il tramonto di Fossoli di Primo Levi

Io so cosa vuol dire non tornare./ Attraverso il filo spinato/ ho visto il sole scendere e morire;/ ho sentito lacerarmi la carne/ le parole del vecchio poeta:/ "Possono i soli cadere e tornare:/ a noi, quando la breve luce è spenta,/ una notte infinita è da dormire". Primo Levi, 7 febbraio 1946 COMMENTO Primo Levi scrisse Tramonto a Fossoli dopo la fine della guerra. Erano passati quasi due anni dalla partenza del poeta da Fossoli per Auschwitz. Come quella omonima al titolo del libro "Se questo è un uomo", intende descrivere la situazione in cui, per una indescrivibile follia, si sono trovati milioni di persone. Tutti vedendo tramontare il sole attraverso il filo spinato del lager che li teneva prigionieri, riflettevano sulla precarietà della loro vita. Alba e tramonto, considerati due momenti particolarissimi della giornata, commoventi e stupefacenti per la loro bellezza: tuttavia è possibile paragonarli, per analogia, alla nascita e alla morte, periodi particolari della vita umana. Così avviene per Primo Levi. Il tramonto ricorda al poeta non solo la fine dell’esistenza ma anche l’imminente buio della ragione umana. Sulla pietà prevale infatti la barbarie della distruzione portata dalla guerra e dalla volontà di sterminare un’intera razza. La notte, con tutti i suoi pericoli e i timori che suscita, si può paragonare al buio dell’odio. E quando si spegne la luce della vita e della ragione, agli uomini e alle donne non rimane che un infinito sonno senza memoria. E’ da ricordare che tale esperienza è presentata con "le parole del vecchio poeta", Catullo, del quale il nostro riprende il distico riflessivo del carmen V: la percezione che breve è la durata della vita rispetto all’eternità della morte, con una differenza profonda. Mentre il poeta latino riflette sulla sua esperienza di uomo innamorato, il poeta che è stato tatuato ridona un senso esistenzialmente più drammatico ai versi.

martedì 17 aprile 2012

Sergio De Simone (morto il 20 Aprile 1945)

Chiudo gli occhi perchè figlio dell'Ebrea.
Pezzo scaricato ad Auschwitz-Birkenau
il 4 aprile del '44 con l'arrivo del convoglio25T.
Non sono più un bambino da quel giorno:
rasato sono diventato A179614.
Con me nella baracca c'erano le cuginette
simpatiche alla Kapò prima di uscire
nel cortile per l'appello
"Non muoverti" mi dissero.

Non ascoltai e l'angelo della morte
ha insudiciato il passo.

Restano le mie immagini al di là del filo.
Non ho avuto il tempo di fare lo sciuscià
lo scugnizzo con la faccia sporca
rincorso dai compagni per le strade.

L'Ebrea era la mamma per la nonna
e così un lungo viaggio
lontano dal profumo dei limoni
m'ha portato a Fiume.
Il pendolo ha fermato là il tempo della gioia
e alla Risiera di San Saba ha trascinato noi.

Volevo essere il bimbo sorridente di un dipinto
andare a scuola e leggere libri e ancora libri
riempire il tempo libero coi giochi all'aria aperta.

Volevo una casetta con due stanze e
acchiappare la farfalla nel nicchio della lampada
volevo giocare a dama con la mamma
mangiare pane burro e zucchero.

Volevo andare a mare, tuffarmi e divertirmi
calcolare la rotta di una nave
con la stagione avversa.

NIENTE per me di tutto questo!

Forse, voi che oggi a me pensate,
ricordate che ero bello e che la mamma
non ha voluto credere che fossi finito nel camino
sopraffatto dall'inganno dell'uomo nero nero
che mi ha fatto tanto tanto male.

Ricordatemi ogni tanto con una rosa bianca bianca
e quando a mare andate prendete un sassolino
e guardatelo ogni tanto
quando siete tristi o avete voglia di gridare UFFA!

Eduard Reichenbaum (morto il 20 Aprile 1945)

Pensavo di afferrare tra le stelle la felicità
volevo entrare nel respiro dei pianeti
lanciare grida tra le fessure dello spazio cosmico.
"Gli ordini sono ordini" è ciò che sento
e urla la mia mente ottenebrata
e dalla febbre lacerata.
Dove sono?
Non termina il dolore
palpita ancora il mio cuore
solo per poco e sono come
un aquilone strappato
disperso a mezz'aria.

Gettato nel forno e uscito dal camino!

Jacqueline Morgenstein (morta il 20 Aprile 1945)

Volevo semplicemente abbracciare la mia mamma
con lo sguardo traboccante di cuore tanto grande.
Ero entrata nell'adolescenza piena di sogni
ogni volta che guardavo il Cielo
cercavo un cavaliere per il valzer
nella costellazione.

Poi la svolta e la casa di Parigi
trattenne ogni mia gioia.
Sciupata ogni bellezza con la brutta svolta.
Orribile avventura? Incredibile?
Non ci son parole: tu noi puoi capire.

Giunse infine il momento dell'addio
del commiato senza abbraccio
senza sorrisi e consolazione.

Solo ieri sognavo giocando con le bamboline
di tenermi stretta stretta alla mia mamma.
In questo buio senza stelle un altro inganno:
"Venite, svelti, forse ci sarà la mamma"

domenica 15 aprile 2012

Edo (Eduard Hornemann) morto il 20 Aprile 1945

Mamma volevo rivederti
mi ha imbrogliato e Lexie ho trascinato
undici anni di gioia e poi l’inferno
crudele il destino per ogni stella gialla.
Nel dolore e nel fumo di un camino
sancita la separazione.

Mamma volevo baciare le tue mani premurose
prendere un tulipano nel giardino e
legarlo a un nastro rosso per donartelo
volevo diventare grande e contare rughe
e ancora rughe di saggezza sul tuo volto.

Mamma volevo correre
di qua e di là da medico
non ho potuto starti
accanto per l’ultima carezza.
il tifo ti aveva già portata
via e non me l’hanno detto.

Ero già orfano e non lo sapevo!

Un treno bello m’hanno fatto prendere
speravo di vederti e invece
inganni e ancora inganni!
Anche il babbo era salito
in Cielo e non me l’hanno detto!
Lui da Auschwitz a Dachau è andato
e poi in Marcia a Sachenhausen
e il freddo gelido
e la fame l’hanno attanagliato.

Mamma in questa notte maledetta ho visto tutto
e il sonno della morte stende il velo su di me.

Lexie (Alexander Hornemann) morto il 20 Aprile 1945

Non ho avuto tempo di crescere
ed oggi tanti adolescenti
nel silenzio di un cortile
ricercano i passi miei dispersi
in fumo nello scontroso giorno
e il mio calvario e la mia mattanza.

La fame mi aveva fatto magro
sognavo di fare il chef e aver le stelle
il cucchiaio di legno e il mio cappello
cantano sott’acqua e piangono coi bianchi tulipani
e lo sciabordio del vento al vecchio mulino si ferma.

La stella gialla portavo al petto con orgoglio
nelle notti di paura bagnavo il mio bel letto.
Per la furia improvvisa dei Nazisti da casa
un camion ci portò da Eindhoven a Vught.
Era il 3 giugno del 44 ed eravamo in 400.
Poi un viaggio e ancora un altro in treno
e turbato a morte persi il sorriso quando
il bacillo mi iniettarono con l’inganno
e la promessa di farmi vedere la mamma.
Ora posso solo chiedere a voi ragazzi
di vivere la vita che non vissi!

Lexie Hornemann (morto il 20 Aprile 1945)

Non ho avuto tempo di crescere
ed oggi tanti adolescenti
nel silenzio di un cortile
ricercano i passi miei dispersi
in fumo nello scontroso giorno
e il mio calvario e la mia mattanza.

La fame mi aveva fatto magro
sognavo di fare il chef e aver le stelle
il cucchiaio di legno e il mio cappello
cantano sott’acqua e piangono coi bianchi tulipani
e lo sciabordio del vento al vecchio mulino si ferma.

La stella gialla portavo al petto con orgoglio
nelle notti di paura bagnavo il mio bel letto.
Per la furia improvvisa dei Nazisti da casa
un camion ci portò da Eindhoven a Vught.
Era il 3 giugno del 44 ed eravamo in 400.
Poi un viaggio e ancora un altro in treno
e turbato a morte persi il sorriso quando
il bacillo mi iniettarono con l’inganno
e la promessa di farmi vedere la mamma.
Ora posso solo chiedere a voi ragazzi
di vivere la vita che non vissi!

sabato 14 aprile 2012

Roman Zeller (morto il 20 Aprile 1945)

Poco importa dove sia nato
e non lo indovinerete mai
come il giorno del mio genetliaco.

Pensate solo che sia stato matto da legare
a fare il passo avanti.
Non ho potuto andare a scuola
e leggere i libri che riempivano
i miei sogni a Birkenau.
Una brutta foto sul marmo verde:
e sofferenza e sofferenza tanta!

Non volevo una piazza intitolata
volevo andare a scuola
camminare sotto il cielo blue pavone
volevo andare in giro per il mondo
con la barca a vela.

Volevo rivedere la mia mamma
andare a casa e tirare la coda del mio gatto
rincorrerlo col gomitolo di lana
stendermi sull'erba fresca e correre
verso il lago con l'aquilone colorato.

La scacchiera della mamma
a Birkenau ho lasciato
il cavallo nella tasca dei miei stracci
varcherà il cielo lontano senza sogni
la mia cenere sfarfalla all'alba
chiedendo una preghiera a te:
studia al posto mio
acchiappa il vento dell'amore
distruggi l'odio che ti sta intorno
raccogli le voci del Silenzio
e non dimenticare me e i tanti
la cui vita anzitempo e senza rughe fu spezzata.

Eleonora Witonski (morta il 20 Aprile 1945)

Un barlume di vita compimento e limite
potrò dirti addio mamma?
E il bacio della buonanotte?
Volevo vederti e Roman contento
mi ha convinto e abbiamo fatto
il passo avanti dell’inganno.

Tutto quello che non potremo fare
sarebbe stato importante
i nostri sogni appiccicati ancora
nella nostra stanza
a casa e poi sul treno
le bamboline sul mio letto
non c’era tempo nella fretta.

Con un tonfo son rimasta a terra
come raccontare l’inquieta sofferenza?
Solo la trottola ora piange
bruciando nella vecchia stufa.
Mamma lo prometto non saremo un’eco
sotto le stelle indifferenti.

Si è spenta in questo infausto giorno la mia vita.
Loro gli aguzzini ora pronti a festeggiare
ubriachi si addormentano e colpa
a colpa alla loro vita aggiungono.
Rimorso? No! Il silenzio li proteggerà
Un giorno poi li inseguirà un giornale
qualcuno alzandosi scoprirà tutto e le nostre
foto troveranno e tante prove nel baule.

La scia infinita del fumo e della cenere
attirerà le pietre abbraccio silenzioso
di fanciulli e ancor fanciulli nelle scuole
e il fragore del ricordo
d’inchiostro e di farfalle
nelle strade l’aria addolcirà.

martedì 10 aprile 2012

Le farfalle, l'olocausto e la poesia

Amo le farfalle e da piccola cercavo sempre di conservarle mettendole dentro un bicchiere capovolto. Le fragili ali immancabilmente si sfaldavano e io piangevo.
Poi lessi una poesia. Era di Pavel Friedmann, un ragazzo morto durante gli anni dell'Olocausto nel campo di Terezin. La lessi in inglese e la tradussi. Quando insegnai a Panarea per due mesi circa feci studiare la shoah in modo approfondito visto che insegnavo Inglese, Italiano, Storia e Geografia. La Farfalla fu un MUST.
Poi venni a sapere che al Museo dell'olocausto si volevano raccogliere le farfalle in ricordo dei bambini vittime dell'Olocausto.
Gisela Schenker aveva un tappo di sughero contenuto in una bellissima farfalla. Era Ebrea di Cracovia e nel 1939 quando con la famiglia tentò di andare verso oriente si portò il prezioso tappo. Fu il suo portafortuna. Lei ed il figlio Alexander arrivarono a Lvov. L'anno dopo furono deportati in Siberia ed il giovane fu costretto ai lavori forzati. Quando furono liberati, madre e figlio riuscirono a trovarsi con la nonna e andarono in Tagikistan prima di riunirsi in America con il resto della famiglia. Ora il Museo dell'Olocausto degli Stati Uniti vende una spilla che è la riproduzione della farfalla del tappo di Gisela. Questo è quello che ho imparato oggi navigando su internet alla ricerca di una preghiera da far leggere ai miei alunni alla cerimonia della Rimembranza dei bambini uccisi a Bullenhuser Damm.
Il cerchio si chiude. Le farfalle per me sono ricordo dolce dell'infanzia e per questo motivo ho scelto di far partecipare gli alunni della scuola al Butterfly Project in memoria delle innocenti vittime dell'Olocausto. Oggi mi rendo conto che sono il tesoro di chi è sopravvissuto agli anni più bui della storia dell'umanità.
E in quante mie poesie esse sono un tema ricorrente!

A Nino Marchetti, un Gentiluomo tra i Giusti

Odora di nespole e limoni
il tuo giardino e di rose
rosa l’affetto che ci annoda
unico amico di mio padre
straniero in quel di Paradiso
molteplice dono per l’Eternità.
Chiudo gli occhi e dal Camogli
tuffi e ancora tuffi nell’Egeo minato
e una ragazzina ebrea con la madre
sono nel tuo letto a riscaldarsi
e tu che i Reider hai salvato
sul ponte freddo passi la notte
e guardi le nuvole passare in Cielo.
Una cartolina censurata e queste foto
a ricordo di orribili spasmi nell’addome
a pochi risparmiati e giorni di vita
regalati dopo l’esplosione.
I Giusti non son Santi
a volte eroi dimenticati
mai di gloria affamati
botte e pugni hanno preso
e la luna è ancora indifferente.

lunedì 9 aprile 2012

Januz Korczak

Dottor Korczak è un film del ’90 sulla mia vita.
In ricordo del mio altruismo nel ghetto
di Varsavia e dei miei scritti di educatore
le Nazioni Unite hanno adottato
la Convenzione dei Diritti del Bambino.

La mia vita
luce sull’uomo e le sue fragilità
uomo che lotta per la dignità
non ha ancora il suo posto
negli scaffali della storia.

Ora porta il mio nome
la scuola di Bullenhuser Damm.
Qui la scultura è pesante
pregna di tremendum
piange pure la pietra:
l’uomo ha macchiato di sangue
l’arcobaleno dell’amore
quando a Treblinka nelle camere
a gas mi strappava alla vita
coi miei duecento fanciulli.

20 Aprile 1945

L’ultima nuvola di fumo nera nera
in alto assetata di colori
da sola spazia e s’inciela
dopo il grido silenzioso.

Un grumo di dolore
già da qualche settimana
lascia una prova
una lista per la Croce Rossa
e accompagnano la cenere
dispersa nomi, età, nazioni
e strazianti foto
di trapassato orrore.

Lettere da ricomporre
il mattino poi raccoglie
nella bolla della vita
stracci e giochi pochi
recisi col sorriso
di chi un passo avanti ha fatto.

L’aria intorno uno strano odore
amaro ha e incide nomi
e ancora nomi sulle pietre bianche.

Non c’è delitto perfetto.

Questa strage anomala
lacera ancora anno dopo anno e
cerca nel filo del vento
di memoria il filamento
e volge un pensiero al tempo
lontano dalla gioia e
l’alfabeto dell’AMORE
tra farfalle e rose bianche
lascia la traccia della Rimembranza.

mercoledì 4 aprile 2012

Georges-Andrè Kohn (morto il 20 Aprile 1945)

Bucce di patate ieri
nell'immondezzaio cercavo
tra cenere e rifiuti per nutrirmi
insopportabile le strette di catene
io pezzo da soma il Rollwagen
conducevo al crematorio.

Risa infantili voci intense e urla
al suono della campanella qui non odo.
Io, parente di un banchiere
lenzuola pulite e giocattoli più non ho.
Il freddo di novembre punge
un cappotto mi sono preso e delle scarpe
nel tragitto e sembro
un figurino d'altri tempi.

Chiudo gli occhi
vedo il cortile pieno
di ragazzine con le trecce
mangiano dolci alla mia festa
scoppiano a ridere
ed io mi sento un re.

Ahimè è solo un sogno!

Apro gli occhi e le bambine
qui non hanno trecce
rasate come me
con gli stracci addosso
sporche hanno fame e freddo
e macchiette di sangue delle cimici
e fanno solo smorfie di dolore
e zitte piangono.

Oggi SON FELICE
ho fatto un passo avanti
e fischia correndo il treno bello
e andrò a unirmi alla mia mamma!

Marek Steinbaum (morto il 20 Aprile 1945)

Mamma ho fatto un passo avanti
ti ho vista solo salutarmi
da lontano e una musica
continua e lancinante
è il groppo in gola.

Mamma ho fatto un passo avanti
ma non sei qui accanto a me
a tirar fuori il fazzoletto
quando piango e a darmi un
bacio se la luce mi ferisce.

Mamma ho fatto un passo avanti
sono stanco e ho la febbre alta
vorrei giocare a carte con papà
intorno a me solo nuvole nere.

e tanto freddo...

Mamma ho fatto un passo avanti
dove sei? ho tanto sonno!
qualcuno borbotta una canzone
e sono al punto di non ritorno
"gli ordini sono ordini".

Mamma ho fatto un passo avanti
baci e abbracci mando a te e a
papà con la nera cenere che
dal camino uscendo in cielo
scrive Marek Steinbaum.

venerdì 30 marzo 2012

Un gentiluomo tra i Giusti

Nino Marchetti abitava a Paradiso in una casa con giardino pieno di rose che curava con tanto amore di fronte casa mia e lo conoscevo da sempre. Ero che aveva amici in Israele perché una volta ci regalò una confezione di caffè istantaneo che gli avevano mandato da là. Successivamente venni a conoscenza del suo eroismo.
Con una lettera 23 Giugno 1972 il Presidente del Comitato per la celebrazione del centenario della emancipazione degli Ebrei Italiani gli inviò una medaglia d’argento commemorativa riconoscendo in lui “titoli di alta nobiltà e solidarietà umana.”
Il 18 Ottobre 1940 il Pentcho, un battello fluviale proveniente dal Danubio con 510 ebrei naufraga nel Mar Egeo nei pressi di Camillonisi. Gli ebrei a bordo sono diretti in Palestina per sfuggire alle leggi razziali. Il dragamine Camogli si trova nei paraggi ed il nocchiere Orlandi mobilita i marinai all’opera di salvataggio pur essendo a conoscenza delle leggi razziali. Il mio amico che si trova a bordo si prodiga senza esitazione e con tanto slancio facendo la spola e attraversando a nuoto il bassofondo rischiando la propria vita. Il coraggio lo risparmia dall’esplosione di mine e Nino può accogliere nella sua cabina ben 15 naufraghi tra cui una ragazzina sedicenne di nome Miriam che riesce anche a vestire e nutrire a proprie spese.
A Rodi la Camogli sbarca i naufraghi che finiscono in campo d’internamento. Il giovane messinese continua ad aiutare come può la famiglia Rosenberg e la famiglia della ragazzina dai capelli lunghi portando loro cibo e acqua. Un giorno i militari tedeschi che già s’impongono sul territorio degli internati lo aggrediscono e lo feriscono seriamente. Dal Campo di Rodi Nino riceve una cartolina che porta il timbro della censura.
Rosenberg grato a colui che gli ha salvato la vita gli scrive una cartolina ogni giorno finché vive.
All’armistizio Nino Marchetti è catturato dai tedeschi ma riesce a sfuggire alla sorte dei compagni trucidati.
Dopo la guerra Nino Marchetti riceve l’onorificenza di Cavaliere Ufficiale al merito per gli atti “di altruismo e coraggio “ da lui compiuti. Nel 1972 va in Israele invitato dai superstiti del Pentcho che lo festeggiano perché non hanno dimenticato la sua generosità. E molti sono felici di rivederlo. Nel 1980 Nino Marchetti diventa commendatore della Repubblica. Uomo riservato non racconta la sua avventura e neanche quando muore a 78 anni nel 1992 si viene a conoscere in città del suo generoso gesto. La rivista SHALOM lo ricorda in qualche articolo come pure chi ha curato il breve saggio FERRAMONTI.

mercoledì 28 marzo 2012

Riwka Herszberg

Nell’inverno che già passa
orme di fame e di dolore
nella neve gelida lascio
e una macchia rosso tulipano.
Una montagna di corpi martoriati
e la mia grigia nuvola di fumo
è ancora una tenera lettera d’amore:
”Mamma ho fatto un passo avanti per vederti!”

Freddo e preciso l’ordine
scendo dal camion e svestita
in tutta fretta
nella cantina sotterranea
tutti i sogni alla morfina lascio.


Poche le leggi dell’Orso
alto il conto da pagare
con quel passo avanti
e restano pochi ricordi nel ritmo
superbo di una cavalcata.
Sein Bild:ich weih’s.

Un passo avanti
e l’odio lacerante m’appende al gancio
e nella cenere il mio nome scrive.

Passati sono gli anni
oggi mi ricordi
e nella quiete del Cielo
sale insieme alle farfalle
e leggero vola
un palloncino bianco.

domenica 25 marzo 2012

Il giardino di Franta Bass (1930-1944)

Piccolo il giardino
di rose folto e profumato.
Stretto è il sentiero
che il bimbo percorre.
Un bimbetto, un bimbetto grazioso
come un bocciolo che si apre:
quando la rosa sboccerà
il bimbo più non ci sarà.
Franta Bass (1930 – 1944)

venerdì 23 marzo 2012

Nel lager

Sono solo corpi quelli che qui s’aggirano
hanno perduto l’anima,
nomi del registro dello scribacchino,
carcerati: uomini, ragazzi, donne,
gli occhi fissi nel vuoto
in briciole lo sguardo spento
lunghe ore nel fosso buio,
soffocati, schiacciati, picchiati alla cieca.
Gemiti e tormenti, pazzia, terrore,
some calpestate si muovono carponi...
Le orecchie come strappate al corpo
non possono più ascoltare.
E’ finita la loro vita
manca la forza per ribellarsi!
La sveglia spacca i cuori stridendo.
Fatica e ancor fatica devastante
Strappati al colore dell’umanità
rigidamente tatuati marcati
come bestie da macello e aspettano il becchino
e nel recinto fetore puzzolento.
Paura, orrore nel volto
e di notte, lo sparo atterra un altro…
e nessuno ha visto l’uomo
e lui senza lamenti in mezzo a loro
trascina la nuda croce verso il calvario.

La Farfalla di Pavel Friedmann

L’ultima, l’ultimissima,
così meravigliosamente splendente
e intensamente gialla.
Se le lacrime del sole potessero cadere
cantando sulla pietra bianca...

Volava via in alto
questo giallo intensamente giallo
nella dolce leggerezza.
E’ volata via perché
ne sono certo
desiderava lasciane il mondo
con un bacio d’addio.

Vivo qui dentro in questo ghetto
già costretto da sette settimane.
E qui ho ritrovato ciò che amo:
mi attirano i fiori di tarassaco
e i bianchi rami del castagno
candeliere nel cortile.

E’ solo che qui farfalle più non vedo.

Quella era proprio l’ultima:
le farfalle non vivono qui
nel ghetto.

Pavel Friedman nacque a Praga  e aveva circa 17 anni quando scrisse la poesia. Poco si sa di lui ma è certo che fu ucciso ad Auschwitz il 29-9-1944.  Questo  testo, con altre poesie e disegni dei bambini che vissero in orribili condizioni di vita, fu pubblicato in un libro I never saw another butterfly: Children’s Drawings and Poems from Terezin Concentration Camp 1942-1944 a cura di Hana Volavkova, New York: Schocken 1994. La poesia fu scritta il 4 Giugno 1942 e l’originale scritta a macchina da scrivere su carta leggerissima porta la data del 4-6-42 sull’angolo a sinistra e fa parte della raccolta di poesie donata al National Jewish Museum durante una campagna di raccolta di documenti. La farfalla ha un potente valore simbolico nel contesto di vita del  fanciullo e molto è contrapposto al pessimismo della poesia.

domenica 18 marzo 2012

Licht per ricordare Dietrich Bonhoeffer

Nel mio buio penetra la Tua luce,
in questa solitudine Ti sento accanto
mi manca la forza e m’ aiuti
sono irrequieto, e mi doni la pace
la mia amarezza tramuti in pazienza
le Tue vie non comprendo
e Tu se con me in questo Calvario.

mercoledì 14 marzo 2012

Papà perchè sei triste?

Scorrono innanzi come un film ricordi del passato.
Mi prendono i Tedeschi dopo l'Armistizio
e salgo insieme a tanti altri
su un carro bestiame.

Folta è la vegetazione
e il treno ansando va:
siamo ufficiali
un migliaio
e solo qualcuno entra alla RSI.
Prigionieri politici dunque!

Prima d'entrare al campo
ordina urlando una guardia:
"sedetevi su questo spazio erboso".
Un ragazzo polacco
confuso tra la gente
mi mette in tasca una patata cotta.
Poi gli spari degli inseguitori
e non so se in quel di Bergen
Belsen lui si salva!

Estenuante l'appello
mattina e pomeriggio
leggera la dieta:
tè a colazione
finta minestra a pranzo
un pò di pane nero e margarina a cena!

Sul fronte russo già si mette male
e per noi comincia un'altro viaggio:
Wietzendorf è la meta.

Tre giorni dopo una sosta
e alla stazione ecco una folla d'ebrei
stremati, affamati, infreddoliti,
con stracci polverosi addosso.
Una donna magra magra
seduta sulla neve
in disparte
allatta il suo bambino.

Al campo siamo tremila
tutti italiani e
qui dove il tifo petecchiale
ha sterminato prigionieri russi
tanta è la fame e in molte camerate
si mangiano topi e ratti dalle fogne.

lunedì 12 marzo 2012

Appassirete come i tulipani

Sono l'ultimo della fila
tutti a piedi nudi
scendiamo nel bunker
e poi per noi
completamente nudi
si apre la cella.

Sghignazzano le guardie
e in cielo c'è ancora l'eco
delle voci che gridano
" Appassirete come i tulipani"
L'eco penetra e brucia i nostri cuori
lancinanti i morsi della fame
e beve chi può la propria urina
e i secchi restano vuoti e asciutti.
Se chiedi pane e acqua alle guardie
ti danno calci al ventre
e botte e ancora botte.

Per tutto il sotterraneo
si diffonde di Kolbe la preghiera
e di rose e gigli odora l'aria intorno.
Lui con occhio sereno bello e raggiante
porge il braccio al suo carnefice
e la preghiera è sulle labbra.

Un bassorilievo ora al blocco 11
canta e ancora canta di gioia
Homo homini
e brilla la luce eterna
poesia è l'Amore
lezione all'Inferno
gioia esaltante
lampo di diamante
e del carnefice resta il commento:
"Questo prete era davvero un galantuomo"

lunedì 27 febbraio 2012

oggetti

Oggetti requisiti impolverati
raccontano storie e ancora storie
d’affetti e desideri mutilati
schiacciati in un concerto dalle note stonate
di chi non può vedere,
di chi a piedi nudi
freddi con le vesciche zoppica.

Ogni cosa grida:
il bisogno di parlare,
il bisogno di toccare
il bisogno di baciare
il bisogno di rassicurare.

Non ti preoccupare.

Stracci colorati
ammucchiati di dolore
prendono nella notte eterna
tra le braccia
l’afflato della vita
e nella sedia vuota
si appiccica il ricordo di chi
fu ingombrante ed elegante.

Un libro di orrore e sangue
che si sfoglia da solo
che contempla un capitolo di storia
e il silenzio è soffio di luce in volo
e là fuori c’è un mondo privato di talenti.

Passi e gesti tra l’abisso del male
e solchi e ancora solchi di vergogna
tra uomo e uomo gridano
e soffrono stando qui
gli stracci colorati e non vestiti
che nel silenzio gemono e tremano.

mercoledì 22 febbraio 2012

Chapel Hill nel ricordo

Ho ritrovato tra le pagine di Spoon River
l’annuncio della mia graduation
e pochi versi di papà tra un conto
e l’altro di un foglietto tarlato.
Un giorno speciale il 13 Maggio dell’84!
Andai a Chapel Hill via Cincinnati dopo
un bel convegno in cui incontrai Ennio Rao.

L’annuncio serviva per entrare allo stadio
ma non sapendolo li mandai tutti in Italia.
Credevo d’esser sola a prendere il mio diploma!
Incontrai tra bagni provvisori altri Ph.D già in fila
aprii il booklet nella pagina sbagliata e non vedendo
il mio nome e scoppiai a piangere.
Gli americani avevano pensato a tutto
c’erano i nostri nomi anche per terra perché
in ordine alfabetico ci avrebbero chiamati!

Tutti erano con la famiglia ed io ero sola!
Mi venne il groppo al cuore pensando
ai miei a Messina e poi all’annuncio
del mio nome la sorpresa:
palloncini bianchi e azzurri, carolina blue
col mio nome mandati in cielo dai miei alunni!
Invece del diploma vero c’era un invito
a pagare una multa di 15 centesimi per
aver restituito il Furioso in ritardo*
(non io ma Ennio Rao)
Invitai gli amici al ristorante giapponese
ma Ennio mandò solo lo champagne
Non venne perché avrei dovuto festeggiare
in Italia diceva lui pregno di tirchieria!

Invitai Mary Brady e suo marito
Minnie venne anche col bambino
ed il marito buffo con la scarpa nera
a destra e marrone a sinistra
Un Harvard graduate sempre tra le nuvole!

domenica 19 febbraio 2012

Portare i pesi gli uni degli altri

Non bere surrogato di caffè
prendi appunti sul taccuino rosso
e guarda alla finestra la neve che si scioglie al sole.

Anche ad Auschwitz il ghiaccio già si spezza.

Il dolore a passi felpati ha legato le tue ali
Luciano non voleva essere una nuvola.
Ora ti cerco gli occhiali di Heidegger
perché anche tu veda chiaramente.

Dio è nuvola, sole, luna
ed io ci credo
e darei la vita
perchè credessi tu.

Il dolore fa tacere il parquet

il dolore non ti fa sentire il vento

gli aguzzini del firmamento
demoniaco si devono schiacciare
stramazzare nell'immondizia bruna
lontana dalla neve imbalsamata.

Parla con la nuvola
la sua tenerezza ti avvolge
e da dentro ti verrà la forza.

venerdì 3 febbraio 2012

Scrivere poesie per molti “perdita di tempo”
“la poesia non vende” nemmeno tra i parenti
ma col tuo pennino annoti
l’io divino del grande intellettuale
vittima del delirio erotico
quelle parole sciabole dell’oltretomba
l’aria sorniona del falso traduttore
ricordi curiosi di mille incontri
da testimone divertita
di quelle vite travagliate
nell’olocausto ambientale
alla ricerca di frammenti d’identità ineffabile
mentre la gioventù perduta
sfila innanzi con il cuore oscuro
nella torbida Parigi nelle città di mare
e il gentleman non si affaccia nemmeno alla finestra.
Mercoledì 1 Febbraio 2012

Stare alla larga

Stare alla larga dall’ipocrisia
nell’età intrigante di immagini e parole
lettere e frammenti per ricordare Shakespeare
perché qui i bambini sono pochi
non ci sono lezioni di uguaglianza
tutti bravi a fare i conti e coccolare i soldi
a scoprire scegliere tra un coffee shop a Casablanca
e un weekend alle Maldive dopo un istant lipo filler
anti-età ristrutturante che fa la differenza.

Bisogna avere il viso levigato
seguire l’umore e vestirsi di rosa zuccheroso
essere esigenti e non accontentarsi
di pregiate texture e pennellate
denim forever e viaggiare coast to coast
per hobby esere gardening oriented
e invitare amiche per un brunch tra petali di rose.

Per lui l’Afrique c’est chic pensa alla pole
al flan di cavolfiore e alla sua Wunderkammer a Vienna
al figlio bamboccione e allo Yorkshire stressato
al lato B di Pippa e all’articolo 18
lui che sa di essere
oltraggiosamente esagerato
e che sa di essere malato. Gravemente.

E' Martedì mattina

Non un giorno come gli altri
una calda giornata di Gennaio
è Martedì mattina
e spavaldo il maligno carcinoma
tratteggia indifferente l’invisibile ragnatela.
Il mondo è alla rovescia
e la parola sciabola tramuta il corpo in ghiaccio.
La sofferenza è solo
questione d’allenamento
palestra dei privilegiati
assicurazione di felicità futura
Dio gioca d’azzardo solo con i forti
e nulla può andare storto.
Nessuna paura piangi gridi e urli: GESU’.
Al volante ritorni e ironizzi sul tuo male
annunciando all’ottantenne mamma
che speri in un miracolo.
Un numero speciale di magia è la tua vita
Pochi secondi e giri il mondo torni nei tuoi luoghi
e fissi per sempre ogni ricordo.
Gennaio 2009

venerdì 27 gennaio 2012

Oltre la poesia

All’improvviso hai inciampato nelle scale
ti sei appoggiato alla ringhiera
e hai messo un punto e virgola sbagliato
sul foglio della vita o forse aveva già deciso
Dio l’Onnipotente. Lui non mette nulla a caso!!

Ora il punto e virgola è una lacrima pietrificata
che non può fermare il vento di chamal
in questo freddo inverno e lei pensa
che domani è triste più dell’oggi
che il cielo non sarà più azzurro
che il vento del dolore ha spazzato la felicità.

Ora sono qui a cercare un alessandrino
per tenere in lontananza tenebre e tristezza
perché ho la certezza che all’ombra di gialli
bouganvillae a nascondino giocherai
col piccolo che da questa ferita gioia porterà.

martedì 24 gennaio 2012

Giornata della Memoria 2012

In occasione del Giorno della Memoria presso l'Istituto Comprensivo Manzoni-Dina e Clarenza di Messina si sono tenuti oggi Giovedi 26 Gennaio 2012 due incontri per alunni delle nostre classi. L'argomento della presentazione; "Vocabolario della Memoria per ricordare l'eco del Silenzio" Dalle 10.15 alle 12.30 nell'Auditorium del plesso Manzoni la Professoressa Teresa Lazzaro ha discusso con gli alunni le parole più importanti connesse all'Olocausto ed ha parlato anche di Nino Marchetti, un Gentiluomo tra i Giusti che salvò nel mare Egeo 15 ebrei. Il Vocabolario è prodotto in Power POINT con sottofondo di musiche appropriate. E' un DVD che sarà presentato il 27 Gennaio 2012 presso altri Istituti Messinesi da altri docenti alla presenza e non dell'autrice. Chi volesse utilizzarlo può farne richiesta

venerdì 13 gennaio 2012

poesie sparse

Il caffè di nonna Angela

La nonna faceva il caffè alla turca ogni mattina
e l’odore del caffè “Illy” o “Barbera” svegliava
i miei pensieri adolescenti e pronta aprivo
il Flora o il Donadoni che più di Sapegno
e Petronio mi erano simpatici.

Poi aspettavo con pazienza che il caffè si
“ricettasse” per fare colazione appena i
Renzo portavano i giornali puntuali
alle sette insieme a Laganà col pane fresco.

Il caffè solo ai diciottenni! A malincuore ubbidendo
mi inebriavo solo con l’aroma. La moka si usava
per il pranzo ma era la donna di servizio a prepararla!

Il bricco della nonna, lucido all’esterno
quando il caffè bolliva lasciava dei rigagnoli
belli e perfetti così sognavo di essere maggiorenne!

Compro anch’io l’Illy caffè o il Barbera
ma il bricco della nonna non c’è più
la mia moka è elettrica
in pochi minuti esce un buon caffè
e non c’è tempo per sognare.
Suona alle quattro la mia sveglia
quando vado a scuola ed il caffè
lo bevo in fretta e furia ma ricordo
sempre il caffè alla turca della nonna
quando prendo la granita al “Bar Venuti”

Quand’ero piccola il garzone portava
a casa solo panna e brioches
la nonna preparava la granita e per noi era festa.
Con il passar degli anni meno panna e più caffè.

Il bar Venuti ora è rinnovato
servono sempre l’Illy caffè
ci sono i tavolini fuori e s’incontra
sempre gente trendy.




°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°



In memoria di un medico

Odora di polvere e di ansia agitata
di paura e angoscia l’ultimo afflato.
Dicono che ti sei impiccato
ma non ci posso credere!

Passano i giorni e mi dicono
che eri vittima degli usurai
che i tuoi volevano aiutarti
ma non ci posso credere!

Lorenzo perché hai sfasciato tutto?
nell’ora della dimenticanza e dell’oblio
di una notte avventurosa oltre la vita
senza vita nella giostra della solitudine
eri pentito dei tuoi sbagli ma non sapevi
cosa fare e l’orgoglio ti ha schiacciato.

Qualche ora prima tra una ricetta
e l’altra mi chiedesti d’essere ascoltato.
Ti dissi che non eri solo “Dio ti sta tenendo
in braccio, abbi coraggio, chiamala”
Leggesti la poesia per Mario e poi
in un impeto di getto provasti a mettere
giù le tue emozioni parole perle coriandoli
amari e così chiedevi a tutti aiuto!


*********

Camminiamo insieme nella magica notte
incantata di Zingaro tra le Ofridi gialle
e vibra la musica nell’anima
nella notte afosa di chamal
e le tue mani calde stringono le mie
quando sotto la palma nana il desiderio
erompe nell’ora di Morfeo che agita
il sonno e fa smaniare vecchi e bambini.

Sulla pagina del mare vaporoso
come di champagne una zanzara tigre
trascina la sua vita travolta da un ramo
di eucalyptus e nella notte avventurosa
afferri la mia anima quando gli aghi di pino
marino sono solletico ai piedi.


*************
Nuvole allungate appiattite profonde
contro il cielo che si spegne
quando le parole di piombo
sono legame doloroso
d’un tempo antico
di pioggia stillante
e i blue-jay cantano piano
negli alberi vuoti
e tentano voli rotondi nell’aria.

******************
Ad uno studente

Odora di mandorlo e mimosa
l’ora del mattino
quando passano i giovani
e sono tanti nel quadrangolo
dell’università.

Parlano calabro quei piedi stanchi
che cercano riparo dal vento di scirocco
sotto il sole già di primavera.
avvolto dalla solitudine
lacrime di cristallo tagliente
si conficcano nel tuo cuore
e lasciano sangue ovunque
le tue ferite d’amore.

Non capivi la lingua del ballo
e l’hai perduta per sempre.
nella morsa del ghiaccio demoniaco
vuoi ancora rivederla
ma è tornata in Brasile.
Ballano le immagini
quando al buio apro la finestra
è Ulisse legato all’albero maestro
stregato dal canto delle sirene
che muore dalla voglia
di raggiungere le onde
per strappare dal fondo
coralli e madreperle.

Legato all’albero maestro
sente lo schiaffo nero del vento
e il canto che lo vuole al fondo
ma i nodi stringono e assanguano
e forte cresce il desiderio
quando la luna nella notte è rossa di passione.

Si calma il vento di chamal
ma sbuffa ansimando il mare
nero e spumeggianti onde cercano alti destini
si innalzano precipitano senza sapere dove andare.
La notte afferra così la mia voglia
di squarciare la luna
per entrare nell’oceano della vita.
Paura è libertà tradita
dal vibrare senza pietà
di polvere schioccante
ma un bimbo parla ancora di speranza.

Spera non di mangiare
ma di svegliarsi da un incubo
dal buio di quest’ora che affonda
un serpente tra i piedi.

Sogna di accarezzare un giglio
bianco su un prato
e correre dove
il sole immollica l’aria dorata
e il pane vivo per l’uomo restituito
sotto cenere nera di luna
e sciogliere il suo crudo dolore
con succo di viti tedesche
fiorite con morbidi sforzi
senza singhiozzi o fiamme violente.

Da Immagini di morte

(m.9- 10-1988)

Nell’ora dei fantasmi
quando l’alba trabocca
da ogni riva
e
i pescatori
ripetono i tuoi gesti
acuto e chiaro
è il tuo ricordo.

Ci affacciamo al balcone
e più e più volte
eccoti passare con la barca.
Pensiamo alle tue notti
senza sogni
ma rimane nei nostri cuori
quel vecchio ritornello
“un tonno, un tonno
l’ha preso! L’ha preso!

La luce che ti avvolge

Apri gli occhi spenti
di chi e’ abbagliato dalla luce
dalla sabbia
dalle infezioni oftalmiche.
E fa che cieco non sia guida di ciechi.

Ezechia sovrano giusto
ha portato l’acqua alla piscina
di Siloè e cosi’ ora Lui
ti manda alla piscina
e per te
ha impastato fango e saliva.

Gli occhi ti si aprono
e i volti familiari puoi vedere.
La luce che ti avvolge
apre gli occhi del cuore
credi e ti prostri:
ecco il tuo Battesimo.

poesie sparse

Perugia

Porta Sole
e quelle mura etrusche
macerano
stritolano
accartocciano
neve sogni foglie.
Il pesco è già in fiore
ma la mimosa è appassita?



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Parola
investigazione
dell’essere:
sogno
sognato
sognando
paradigma
perduto
disperso
irraggiungibile.














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Il buco dell’ozono si allarga
un reticolo di striature e nodi
si addensa nello smog
circuendo un’intera città.
Qui il mare si abbassa
e soffocando pini e palme
mi chiedono quel succo di gioia
che altri mi hanno assorbito













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A Carol
In memoriam

La luna col suo disco argentato
ha tramato un assalto spietato
è esploso tra le fiamme il dolore
e il cielo ha cambiato per sempre colore
in diretta le torri crollavano
come castelli di sabbia
e innocente moriva
chi via d’uscita cercava
chi lavorava
chi camminava per strada o scendeva le scale
quando tranquilla profumate lenzuola stiravo.

Il mio cuore ha cessato di battere
e le lacrime hanno bagnato il vestito.
Il terrorismo globale è agghiacciante.

Dove sei Carol?
Con gli altri sotto le macerie!
Ed io mi rivedo con te
all’uscita del 64mo piano.
C’era il tuo ufficio di broker.
E felice mostravi le foto,
3000, del tuo viaggio in Cina.
Era il 16 Maggio 1981.

Dove sei Carol?
Sei in Cielo con gli altri
dove non c’è né tempo né spazio
né ferite e dolore ma luce d’amore.

Hanno pianto tutte le stelle
il vento ha sputato rondelle
di cenere e sangue e ora foto e lumini
neanche una bara per il funerale.

Se mi senti e se puoi
ferma le mani violente
accendi il sorriso dove c’è odio.






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Canto d’amore a Panarea III

II
Odora di capperi e gelatine di frutta
il ricordo dei giorni di scuola
quando i gabbiani volano alti nel cielo
e le sinfonie di Beethoven
impregnano l’aria di sogni
fermi sulle pagine bianche.

Ricerchiamo la rete per una telefonata
e le parole non dette di un sms
allietano la giornata
felicità e pace accompagnano il vento di chamal
e la gioia piena ci riunisce
quando densi vapori mescolano
le acque color champagne
nella calura di mezzogiorno alle Eolie
si dipana la matassa dell’amore.


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Canto d’amore a Panarea III

I
Odora di nespole e di salvia
di mandorlo e prezzemolo
di rose e di limoni
l’aria alla casa dell’Ancora.

Qui tra le amate pareti
nel parco stupendo tra le rocce
dove mare e cielo sono incanto blu
la nona di Beethoven riempie ogni angolo
di gioia e amore felicità e pace.
E mi sembra di vederti arrivare
mentre il camino è acceso.

Lisca Bianca è ferita ma più imponente
erosa dal vento, dalla pioggia e dal moto
anomalo che l’ha sbiancata.
I gabbiani giocano con le onde frizzanti
di champagne ed i colori del tramonto
entrano nella regione della memoria
scolpita dalla penna del poeta.
Allo Zingaro


Sono a casa a scrivere
memorando un viaggio del passato
e sono nuovamente a Zingaro
circondata da anfratti di candido calcare.

In questa terra magica dove la coturnice
non si può cacciare e turchese è il mare
l’aspra accidentata terra odora di carrubo
quando la luna è alta accanto al sole
e dal sentiero le orchidee vanigliate
profumano già di paradiso insieme alla ginestra.

Volteggia la coppia di gabbiani
a pelo d’acqua limpida
e all’ombra delle palme nane
la mia mano chiedi e brilla il rubino
come la cresta dell’upupa
e mi gira la testa e mi pare di svenire
seguendo il cammino del sole
di Helioscopia euforbia.

In questo labirinto di fruscii e di suoni
il vento dolce è melodioso nell’ora
dell’infuocata amanza irreale retablo
delle meraviglie e non penso un momento
che intenso e risplendente
l’amore si corrompe e muore
come neve bianca nel fango.


La Riserva dello Zingaro, splendida ed assolutamente incontaminata costa si affaccia sul Golfo di Castellammare. Una catena di montagne e piccole calette e suggestivi strapiombi sul mare fanno da magnifica cornice. Oltre alla grande ricchezza di piante rare ed endemiche, nello Zingaro ci sono nicchie ecologiche dove si riproducono almeno 39 specie di uccelli.

mercoledì 11 gennaio 2012

In ricordo di Luciano Micali

Oggi sono stata al funerale di un giovane amico che ho frequentato poco ma che mi era caro come un figlio. Quanta sofferenza nel sapere che se n'è andato in Cielo prima che potessimo fare la nostra cena per festeggiare il bimbo che aspettava dalla sua dolce compagna che considero una figlia. Comprensibile il mio sgomento ma mi sono fatta forza ed ho pregato coi misteri dolorosi. Lo Spirito Santo mi ha dato tanta forza e ho chiesto il dono della fede per la mia piccola Eliana. Questo dolore non ci voleva. Non è giusto che un bimbo nasca senza che il papà possa stringerlo fra le braccia e senza aver potuto neanche sentire scalciare nella pancia della mamma. La nostra fragile umanità ci spinge ad urlare e chiedere a Dio PERCHE'. I nostri progetti non sono però quelli che Dio ha stabilito per noi e allora non resta che pregare per Eliana e per il mio nipotino che possano sempre sentire accanto la presenza di Luciano. E mi sovvengono solo le parole di Sant'Agostino:



Se mi ami non piangere!
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo,
se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento
in questi orizzonti senza fine,
e in questa luce che tutto investe e penetra,
tu non piangeresti se mi ami.
Qui si è ormai assorbiti dall’incanto di Dio,
dalle sue espressioni di infinità bontà e dai riflessi della sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo sono così piccole e fuggevoli
al confronto.Mi è rimasto l’affetto per te:
una tenerezza che non ho mai conosciuto.
Sono felice di averti incontrato nel tempo,
anche se tutto era allora così fugace e limitato.
Ora l’amore che mi stringe profondamente a te,
è gioia pura e senza tramonto.
Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo arrivo tra noi,
tu pensami così!
Nelle tue battaglie,
nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine,
pensa a questa meravigliosa casa,
dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme,
nel trasporto più intenso alla fonte inesauribile dell’amore e della felicità.
Non piangere più, se veramente mi ami!